Venerdì 12 Dicembre 2025
L'intervento di Francesco Aloisi che sostiene come il binario blocchi lo sviluppo locale


"L’utopia della metroferrovia: ecco perché l'attuale linea ferroviaria va dismessa"

di Redazione | ieri | ATTUALITÀ

702 Lettori unici

Statale 114 e linea ferroviaria

«La vecchia linea costiera va dismessa, come previsto dagli accordi e come richiesto ufficialmente da tutti i sindaci del comprensorio». È la testi ribadita da Francesco Aloisi, attivista e coordinatore del Comitato Nazionale “La scuola che respira”, che interviene nel dibattito in corso sulle proposte di riconversione della vecchia linea ferroviaria Giampilieri-Fiumefreddo, per la quale comitati e cittadini propongono anche la sostituzione con una metropolitana di superficie. «È doveroso essere onesti su un punto fondamentale - esordisce Aloisi - la riviera jonica non è una città compatta da 35.000 abitanti, ma una sequenza di paesi stretti tra mare e montagna, separati da “fiumare” e da una Strada statale 114 già da anni al limite delle capacità. In questo contesto, la linea ferroviaria costiera non è in alcun modo in grado di diventare una metropolitana moderna, per motivi tecnici, urbanistici e soprattutto di sicurezza. La ferrovia attuale passa a pochi metri dalle abitazioni, in alcuni tratti dentro il tessuto urbano. Tra l’altro una metropolitana di superficie richiede raddrizzamenti del tracciato, banchine e standard moderni, raggi di curvatura adeguati, sistemi di sicurezza completamente nuovi. Questo significherebbe espropri massicci, non un semplice “riuso” dell’infrastruttura esistente. La maggior parte delle stazioni è fuori mano, difficile da raggiungere a piedi o con mezzi pubblici - prosegue Aloisi - gli stessi pendolari scelgono l’auto perché la linea costiera non risponde ai bisogni reali della popolazione. Ecco perché il raddoppio ferroviario prevede stazioni nuove, accessibili e funzionali, e non un maquillage della linea ottocentesca. Mantenere la vecchia linea significa bloccare lo sviluppo dei paesi e continuare a dividere i paesi in due, impedire l’accesso al mare, bloccare la realizzazione dei lungomari, mantenere la Statale 114 come unica via di fuga e rendere impossibile una mobilità sostenibile reale.

Una “metro” sulle rotaie esistenti non risolverebbe nulla, ma cristallizzerebbe per decenni i problemi che da anni i territori cercano di superare e, inoltre, dilaterebbe enormemente i tempi, perché richiederebbe un nuovo progetto, nuove autorizzazioni, nuove valutazioni ambientali e anni di iter amministrativi aggiuntivi. Sul piano della sicurezza, poi, peggiorerebbe la situazione: continuerebbe a mantenere un’infrastruttura rigida e vulnerabile a pochi metri dalle case, in un tratto costiero fragile dove servono vie di fuga, non barriere». Secondo Francesco Aloisi «la vera “Costa Blu” nasce liberando il waterfront, non occupandolo: le città europee di mare nel 2025 non tengono infrastrutture pesanti sulla costa, le spostano in galleria o all’interno, liberando gli spazi costieri per pedoni e famiglie, ciclabili protette, navette elettriche, un waterfront continuo, turismo lento e sostenibile. È così che si valorizza davvero un territorio fragile e prezioso come il nostro. Il nostro obiettivo non è eliminare il treno, ma modernizzarlo, come previsto dal progetto di raddoppio, e allo stesso tempo restituire finalmente ai paesi della riviera jonica ciò che è stato loro negato per oltre un secolo: un rapporto equilibrato con il mare, vie di fuga sicure e uno sviluppo urbano degno del 2025».


COMMENTI

Non ci sono ancora commenti, puoi essere il primo.

Lascia il tuo commento

Dichiaro di aver preso visione dell'informativa privacy ai sensi del D.Lgs. n. 196/2003.