"L’utopia della metroferrovia: ecco perché l'attuale linea ferroviaria va dismessa"
di Redazione | ieri | ATTUALITÀ
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Statale 114 e linea ferroviaria
«La vecchia linea costiera va dismessa, come previsto dagli accordi e come richiesto ufficialmente da tutti i sindaci del comprensorio». È la testi ribadita da Francesco Aloisi, attivista e coordinatore del Comitato Nazionale “La scuola che respira”, che interviene nel dibattito in corso sulle proposte di riconversione della vecchia linea ferroviaria Giampilieri-Fiumefreddo, per la quale comitati e cittadini propongono anche la sostituzione con una metropolitana di superficie. «È doveroso essere onesti su un punto fondamentale - esordisce Aloisi - la riviera jonica non è una città compatta da 35.000 abitanti, ma una sequenza di paesi stretti tra mare e montagna, separati da “fiumare” e da una Strada statale 114 già da anni al limite delle capacità. In questo contesto, la linea ferroviaria costiera non è in alcun modo in grado di diventare una metropolitana moderna, per motivi tecnici, urbanistici e soprattutto di sicurezza. La ferrovia attuale passa a pochi metri dalle abitazioni, in alcuni tratti dentro il tessuto urbano. Tra l’altro una metropolitana di superficie richiede raddrizzamenti del tracciato, banchine e standard moderni, raggi di curvatura adeguati, sistemi di sicurezza completamente nuovi. Questo significherebbe espropri massicci, non un semplice “riuso” dell’infrastruttura esistente. La maggior parte delle stazioni è fuori mano, difficile da raggiungere a piedi o con mezzi pubblici - prosegue Aloisi - gli stessi pendolari scelgono l’auto perché la linea costiera non risponde ai bisogni reali della popolazione. Ecco perché il raddoppio ferroviario prevede stazioni nuove, accessibili e funzionali, e non un maquillage della linea ottocentesca. Mantenere la vecchia linea significa bloccare lo sviluppo dei paesi e continuare a dividere i paesi in due, impedire l’accesso al mare, bloccare la realizzazione dei lungomari, mantenere la Statale 114 come unica via di fuga e rendere impossibile una mobilità sostenibile reale. Una “metro” sulle rotaie esistenti non risolverebbe nulla, ma cristallizzerebbe per decenni i problemi che da anni i territori cercano di superare e, inoltre, dilaterebbe enormemente i tempi, perché richiederebbe un nuovo progetto, nuove autorizzazioni, nuove valutazioni ambientali e anni di iter amministrativi aggiuntivi. Sul piano della sicurezza, poi, peggiorerebbe la situazione: continuerebbe a mantenere un’infrastruttura rigida e vulnerabile a pochi metri dalle case, in un tratto costiero fragile dove servono vie di fuga, non barriere». Secondo Francesco Aloisi «la vera “Costa Blu” nasce liberando il waterfront, non occupandolo: le città europee di mare nel 2025 non tengono infrastrutture pesanti sulla costa, le spostano in galleria o all’interno, liberando gli spazi costieri per pedoni e famiglie, ciclabili protette, navette elettriche, un waterfront continuo, turismo lento e sostenibile. È così che si valorizza davvero un territorio fragile e prezioso come il nostro. Il nostro obiettivo non è eliminare il treno, ma modernizzarlo, come previsto dal progetto di raddoppio, e allo stesso tempo restituire finalmente ai paesi della riviera jonica ciò che è stato loro negato per oltre un secolo: un rapporto equilibrato con il mare, vie di fuga sicure e uno sviluppo urbano degno del 2025».










