Letojanni, "Se mi chiudono qui dentro morirò e falliremo": l'allarme di un imprenditore
di Andrea Rifatto | 01/05/2019 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 01/05/2019 | ATTUALITÀ
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La strada nel torrente Pietrabianca sbarrata ieri
“Se mi chiudono qui dentro sono costretto a morire, soffro di cuore e non può arrivare neanche un’ambulanza, e avrò danni rilevantissimi alla mia attività ricettiva, rischiando la chiusura”. Un grido d’allarme lanciato ieri dall’ingegnere Pietro Leo, 84 anni, titolare del camping Paradise di contrada Milianò a Letojanni, visto che lunedì il Tribunale del Riesame di Messina ha disposto il sequestro preventivo della strada esistente sul torrente Pietrabianca, che dal km 41 della Statale 114 arriva alla spiaggia, unica via di accesso carrabile alla struttura e alla sua abitazione. Ieri il Comune ha posto tre transenne all’imbocco per impedire il transito dei mezzi: una decisione legata però non al verdetto dei giudici messinesi ma a quanto stabilito dal Tribunale superiore delle Acque con una sentenza del 17 ottobre 2018 (notificata in municipio il 29 ottobre) che ha respinto il ricorso dell’ing. Leo contro la decisione del 5 dicembre 2017 dal Genio civile di revocare un’autorizzazione del 1992, che autorizzata il transito veicolare sul Pietrabianca per raggiungere il camping nel periodo da aprile a ottobre. Dunque da ieri, visto che il Comune si è “ricordato” di eseguire la sentenza dopo sei mesi e coincidenza ha voluto che ciò sia avvenuto il giorno dopo del sequestro disposto della magistratura ordinaria, il camping Paradise è inaccessibile per i camper e le roulotte dei turisti. “Diamo lavoro a dieci famiglie, non possiamo aspettare i tempi della giustizia altrimenti falliamo – evidenzia l’ing. Leo – utilizziamo questa strada dal 1965 e già nel progetto originario, approvato da Genio civile e Comune, è indicato che io passavo dal torrente Pietrabianca per accedere al campeggio”. Il sequestro di lunedì scaturisce nell’ambito di un procedimento penale nato a seguito di una denuncia presentata dall’ing. Leo contro Valeria Giaquinta, proprietaria dell’ex lido Moby Dick sull’altra sponda del torrente, per aver aperto un varco per accedere sulla strada nel torrente danneggiando il muro d’argine di proprietà del demanio fluviale: la Giaquinta è finita indagata per danneggiamento aggravato e lo stesso Leo per invasione di terreni, “per aver occupato l’alveo del Pietrabianca realizzandovi una strada”. Il Gip aveva rigettato la richiesta di sequestro rilevando come dalle emergenze investigative non fosse “immediatamente percepibile” che l’alveo del torrente Pietrabianca fosse stato adibito a strada per consentire l’accesso al camping del Leo ma per un altro verso vi fosse “la sussistenza del danneggiamento aggravato dell’argine da parte di Valeria Giaquinta per la quale non è stata avanzata richiesta di sequestro preventivo dell’argine del torrente”. Ma il Pm ha proposto appello e i magistrati del Riesame lo hanno accolto, rilevando come vi sia il fumus e il periculum dei reati contestati a Pietro Leo e Valeria Giaquinta perché la libera disponibilità del bene del quale si chiede il sequestro possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato stesso e per aver danneggiato l’area demaniale realizzando il varco. I giudici rilevano come l’alveo del torrente Pietrabianca sia stato, nel tempo, “impropriamente adibito a via di accesso a fondi privati e all’arenile, impiantando diverse opere di urbanizzazione” e sia “di fatto una pista carrabile esistente da oltre 50 anni, con presenza di servizi quali illuminazione, fognatura, cavi telefonici e cassonetti dei rifiuti”. Dunque per il Riesame si tratta “di un bene demaniale deputato al deflusso delle acque e pertanto un uso diverso deve essere autorizzato dall’Agenzia del Demanio, previa adozione di idonee opere infrastrutturali che ne consentano l’utilizzo in condizioni di sicurezza”. L’ingegnere Leo si appella adesso al Comune, evidenziando come a suo tempo abbia versato anche gli oneri di urbanizzazione e che dunque sia un suo diritto avere una strada di accesso, chiedendo che l'Ente intervenga per evitare che il suo campeggio arrivi alla chiusura. Ieri il suo legale, l’avv. Fabio Saitta, ha presentato in municipio un atto extragiudiziale, nel quale si fa presente “l’impossibilità di raggiungere il camping con qualunque mezzo determina l’interclusione di fatto del fondo di proprietà dell’ing. Leo, provoca danni rilevantissimi all’attività ricettiva e rischia di portare al veloce declino e quasi certamente alla chiusura della stessa, in un difficile momento storico di profonda crisi economica”, chiedendo all'Amministrazione di Letojanni, d’intesa col Genio civile, di elaborare una soluzione tecnica, compatibile con la effettiva situazione dei luoghi, in grado di garantire il raggiungimento del fondo intercluso dell’ing. Leo e l’agevole utilizzo da parte dei fruitori del camping e chiedendo nuovamente una conferenza di servizi". Nel documento viene evidenziato come anche il Genio civile abbia “più volte invitato il Comune in relazione alla legittimità del titolo urbanistico concesso a Leo a voler predisporre idonee opere infrastrutturali che consentano l’accesso agli insediamenti in condizioni di sicurezza idraulica e il Comune ha risposto in passato che il sindaco ha dato incarico a professionisti per effettuare studi geologici, morfologici e ingegneristici per interventi finalizzati alla salvaguardia del territorio con particolare riferimento alle aste torrentizie, fra le quali rientra il torrente Pietrabianca e che pertanto risulta avviato l’iter per la redazione di progetti per la realizzazione di opere infrastrutturali che consentano l’accesso agli insediamenti produttivi presenti, in condizione di sicurezza”. Ieri il sindaco Alessandro Costa la ho confermato: “Siamo disponibili ad aprire un tavolo tecnico, abbiamo incaricato un professionista per lo studio geologico sul Pietrabianca (che ha rilevato come non vi siano particolari rischi idrogeologici in quella zona) e possiamo redigere un progetto, volendo anche definitivo, per realizzare uno scatolare sotto la strada, ma difficilmente l’opera verrebbe finanziata dalla Regione non essendo quella zona a rischio idrogeologico molto elevato (R4) nel Pai (per il Riesame invece lo è e la zona è a rischio frana attivo, ndc) e noi non abbiamo fondi sufficienti per effettuare i lavori, visto che servirebbe circa un milione di euro e i tempi sarebbero comunque lunghi”. In questo “limbo burocratico”, dunque, il Paradise rischia il tracollo se non potrà continuare a utilizzare quella strada.