La morte del centro di Santa Teresa di Riva, tra commercio a picco e tasse alle stelle
di Andrea Rifatto | oggi | ATTUALITÀ
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Locali chiusi e sfitti in pieno centro cittadino
«E tra un anno, quando si trasferiranno anche i licei, moriremo definitivamente?» È la domanda che si pone un esercente del centro di Santa Teresa di Riva, una zona ormai in piena agonia dalla crisi finanziaria mondiale del 2008, se non già da prima, che con il passare dei lustri sta perdendo la sua storica vocazione commerciale. Sono proprio quei 500 metri, tra via Della Pesca e via Del Gambero, con in mezzo la piazza del Municipio, a non brillare più come un tempo, quando ogni giorno centinaia di persone si riversavano sui corsi Regina Margherita e Francesco Crispi per effettuare acquisti nei negozi, sbrigare commissioni e trovare ciò che altrove era introvabile. I tempi in cui in poche centinaia di metri erano concentrati l’esattoria, l’ufficio postale, la Cassa di Risparmio, la “cassa mutua” per le prestazioni sanitarie, il municipio e i licei (nel 2026 si sposteranno a Bucalo), ma anche centri di cultura come la sala cinematografica, quando non esistevano locali sfitti e vetrine vuote e si faceva a gara per accaparrarsi il primo negozio disponibile dove aprire la propria attività, quando il sabato sera i marciapiedi pullulavano di persone uscite dai negozi e dagli esercizi pubblici. La chiusura o il trasferimento degli uffici pubblici, la concorrenza dei centri commerciali e la nascita del commercio online hanno contribuito a far sì che quel mondo dorato svanisse per sempre, complice anche la totale assenza di interventi da parte della politica, che si è dedicata solo al turismo dimenticando la vocazione originaria. Ma non solo. La categoria dei commercianti non è mai riuscita a fare quadrato, visti i tentativi falliti di creare associazioni e i Centri commerciali naturali costituiti per tre volte non sono mai decollati per creare un circuito cittadino dello shopping, soprattutto in centro, e favorire gli acquisti locali con benefit per esercenti e clienti. Così si assiste ormai ad una vera e propria desertificazione: al centro di Santa Teresa sono 25 i locali chiusi, saracinesche che non si alzano da anni o riaperte per nuove attività durate un anno o poco più, con la pandemia prima e il caro bollette dopo hanno dato il colpo di grazia, visto che tra Imu e Tari (tassa rifiuti) ogni anno crescono le spese. La cura? Bisognava puntare sul rilancio della città, cercando di far nascere un maggiore senso di appartenenza nelle gente, anche con modifiche al tessuto urbano, che proprio in centro non ha subito stravolgimenti negli ultimi 30 anni. Esperimenti di arredo urbano e pedonalizzazione, per dare un volto diverso al nucleo centrale, non ne sono mai stati attuati e ancora oggi, anche se attuata due giorni durante le festività natalizie, ci sono esercenti che contestano l’isola pedonale ritenendola controproducente per lo shopping. Un centro, in realtà, come parte di maggior socialità della città, Santa Teresa di Riva non l’ha mai avuto, perchè la nuova piazza Municipio, costruita a fine ‘Anni 80, è divenuta solo un “viale” di collegamento tra il lungomare e la Statale 114.










