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Dall'Africa a Messina per una nuova vita: storia di un giovane con la passione del rugby
09/11/2013 | ATTUALITÀ
09/11/2013 | ATTUALITÀ
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Il 26enne ghanese con alcuni rugbisti dell'Amatori (foto A. Arena)
Nel suo volto c’è tutta la drammaticità del viaggio che dalla Libia lo ha portato a Lampedusa, ma cambia totalmente espressione e sprizza di gioia quando risponde alle domande sull’accoglienza ricevuta dall’Amatori Rugby Messina, la squadra che lo ha accolto. Salayaman, il migrante 26enne ghanese ospite al Pala Nebiolo e che da due settimane si allena con l’Amatori, ieri sera ha acconsentito di essere intervistato dalla stampa locale e nazionale, per raccontare la sua storia di giovane dissidente che ha lasciato la propria terra di origine, per iniziare una nuova vita in Occidente. Ed è stata proprio Messina la città da lui scelta, una delle poche di cui ha sentito parlare dai suoi amici che lo hanno preceduto in Italia. “Quando al Centro di prima accoglienza di Lampedusa hanno comunicato che c’era la possibilità di trasferirsi a Messina – ha detto Salayaman - io ho dato subito la mia adesione: mi avevano parlato bene di questo posto degli amici che c’erano stati per un certo periodo e adesso io vorrei stabilirmi qui, sperando di trovare un lavoro: ho fatto il lattoniere e il sarto, ma qualsiasi cosa per me andrebbe bene”. Vuole guardare al futuro nella Sicilia che per lui rappresenta la speranza, da vivere insieme al fratello di 23 anni che lo ha seguito in quella traversata del Canale di Sicilia. “Il viaggio è durato soltanto quattro giorni – racconta – ma è stata un’esperienza durissima: abbiamo sofferto il caldo di giorno e il freddo durante la notte e, soprattutto, la fame. Sul barcone eravamo in 200 e accanto a me ho visto morire tre persone. Io e mio fratello ci siamo salvati, perché avevo portato con me dei datteri con cui ci siamo nutriti e che abbiamo condiviso anche con altri. Ma ora non fatemi più ricordare quel viaggio: voglio solo andare avanti”. E la voglia di andare avanti Salayaman l’ha manifestata tutta, ripartendo dallo sport che ama, il rugby, già praticato in Gabon, paese in cui si era rifugiato una prima volta. Giunto in riva allo Stretto, la prima cosa che ha chiesto ai volontari del Pala Nebiolo è stata un palla ovale. Immediatamente dopo, è stato messo in contatto con un dirigente dell’Amatori che lo ha portato al campo di Sperone, accolto dai ragazzi allenati da Bevan Ryan come uno di loro, con quegli autentici valori del rugby, primo fra tutti un sincero sentimento di amicizia. Per gli allenamenti, vanno a prenderlo al Pala Nebiolo e lui, con un sorriso immenso, esce dal cancello portando con orgoglio la maglia con lo stemma Amatori Rugby.
Il presidente della squadra, Nello Arena, ieri sera ha avuto il piacere di comunicare che sin da ora Salayaman potrebbe essere tesserato: “Poco fa – ha annunciato – la Federazione Italiana Rugby mi ha comunicato che non c’è alcun ostacolo per tesserare Salayaman sin da ora. Siamo felici per la sua presenza in mezzo a noi e, speriamo, che in tutti i settori questi giovani, che fuggono da terre di guerra e di oppressione, possano trovare la giusta accoglienza e la possibilità di integrarsi”.