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Gianluca Trimarchi a casa dopo nove mesi di calvario: "Sono tornato più forte di prima"
di Andrea Rifatto | 03/05/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 03/05/2020 | ATTUALITÀ
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Gianluca Trimarchi
Un post sul suo profilo social ha fatto gioire amici, conoscenti e tutti coloro che sin dall’inizio hanno seguito la sua drammatica vicenda: “Dopo nove lunghi mesi e tanti sacrifici sono tornato più forte di prima, soprattutto grazie a tutti voi che mi siete stati vicini con il pensiero e anche con la presenza”. Gianluca Trimarchi è tornato finalmente a casa. Lo ha annunciato lui stesso, con uno stato d’animo in cui si dice “in vena di fare festa”. Dopo 267 giorni tra ospedali e cliniche, il 27enne brutalmente aggredito la notte del 23 luglio dello scorso anno a Santa Teresa dal 30enne messinese Francesco Saporito, è rientrato ieri nella sua abitazione di Roccalumera. Ad accoglierlo uno striscione sul cancello d’ingresso, “Bentornato a casa Pajuca, sei la forza della natura”, preparato dalle sorelle e dal fratello che lo hanno atteso a lungo in questi mesi difficili. “Oggi, è un bel giorno a casa mia, nonostante la pandemia!” ha scritto la sorella maggiore Gabriella, che ha seguito particolarmente da vicino “Pagliuca”, così come viene chiamato per il suo ruolo di portiere nelle squadre da calcio, insieme a papà Gaetano e mamma Concetta. Tantissimi i messaggi di felicità e auguri arrivati da centinaia di persone, di tutto il comprensorio jonico, che in questi mesi non hanno mai mancato di far sentire la loro vicinanza alla famiglia. Dopo il delicatissimo intervento di cranioplastica a metà febbraio all’Irccs “Bellaria” di Bologna, dove Gianluca Trimarchi era stato trasferito dalla Neuroriabilitazione del Neurolesi “Bonino Pulejo” di Messina, eseguito dal prof. Alfredo Conti, neurochirurgo di turno la notte in cui arrivò al Policlinico, il 27enne ha affrontato un periodo di riabilitazione in una clinica bolognese e adesso continuerà il percorso di cure a domicilio, vista anche l’attuale situazione emergenziale per la pandemia. L’operazione al “Bellaria” è riuscita ma il percorso di recupero non è terminato, anche se i medici sono stati ottimisti sin dall’inizio. Il suo aggressore è stato condannato il 14 gennaio scorso in primo grado, con rito abbreviato, a 7 anni per lesioni personali gravissime, aggravate dei motivi abbietti e futili, e si trova agli arresti domiciliari: l’Accusa aveva chiesto la condanna a 10 anni per tentato omicidio ma il Gip lo ha assolto perché il fatto non sussiste. Il legale della famiglia Trimarchi, l’avv. Vittorio Di Pietro, non ha impugnato la sentenza (a differenza dell’avv. Salvatore Silvestro, legale di Saporito) perché ha ritenuto che il giudice abbia utilizzato il giusto rigore nella commisurazione della pena, non riconoscendo le attenuanti generiche, tenendo conto che il reato di tentato omicidio difficilmente sarebbe stato riconosciuto anche alla luce anche della precedente decisione della Cassazione.