Forza d'Agrò: il rifornimento rimane senza suolo pubblico: il proprietario perde al Tar
di Andrea Rifatto | 08/07/2024 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 08/07/2024 | ATTUALITÀ
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L'impianto è chiuso da diversi anni
Ricorso infondato e rigettato. Così ha deciso il Tar di Catania al termine del giudizio di primo grado sull’impianto di distribuzione carburanti di Forza d’Agrò. Il ricorso era stato presentato nel 2022 da Antonio Cavallaro, proprietario dal 2021, difeso dagli avvocati Gaetano Alessandro Ansaldi e Giuseppe Spadaro, contro il Comune rappresentato dall’avvocato Salvatore Gentile e l’Assessorato regionale alle Attività Produttive, con l’obiettivo di ottenere l’annullamento del provvedimento comunale del 30 maggio 2022 con il quale è stata revocata la concessione all’esercizio dell’impianto di carburanti (autorizzato dalla Regione nel 1999) e l’autorizzazione all’utilizzo del suolo pubblico, oltre alla delibera di giunta del 22 marzo 2005 con la quale è stata approvata la voltura del contratto di comodato nella parte in cui prevede che la concessione dell’impianto abbia durata fino al 31 marzo 2008, della nota del 6 luglio 2022 con la quale l’Assessorato non ha accolto l’istanza di subingresso nella titolarità del rifornimento e dell’avvio del procedimento di revoca del decreto assessoriale del 1999, visto che la disponibilità del suolo è un requisito essenziale dell’autorizzazione. I giudici, ricordando come il Regolamento comunale sulle occupazioni di suolo pubblico preveda l’estinzione della concessione per scadenza del termine di durata e in caso di fallimento del concessionario, hanno evidenziato come in questo caso ricorrano entrambe le ipotesi e dunque il provvedimento di revoca è un atto con natura vincolata, senza alcuno spazio di discrezionalità da parte dell'Amministrazione comunale. La scadenza del contratto e il fallimento del precedente gestore sono dunque “eventi che comportano la decadenza o comunque fatti impediti in senso assoluto alla prosecuzione di un qualunque rapporto concessorio di beni pubblici”. Cavallaro, condannato al pagamento di 2.000 euro di spese al Comune, ha già annunciato l’intenzione di proporre appello al Cga di Palermo. Nel 2021 il sindaco Bruno Miliadò aveva chiesto alla Regione la riapertura del rifornimento e poi aveva diffidato il proprietario ad adeguarlo, ma in seguito ha revocato la concessione del suolo ritenendo che l’impianto sia vetusto e in stato di totale abbandono con potenziale pericolo per la pubblica e priva incolumità, ubicato in una delle vie principali del centro storico tanto da provocare un gravissimo pregiudizio al decoro pubblico. Al Tar il Comune ha fatto presente come “dal 26 gennaio 2021 Cavallaro è divenuto proprietario dell’impianto, nello stato di fatto e di diritto in cui esso si trovava, ed è, quindi, divenuto anche responsabile dell’occupazione abusiva di suolo pubblico”, che “non vi è prova che la condizione di fatiscenza dell’impianto non sia imputabile al ricorrente” e che “non vi è contrasto con la nota del sindaco del 10 febbraio 2021 con cui è stata, invece, segnalata la prolungata chiusura dell’impianto, come anche dimostrato dal fatto che tale atto è stato espressamente richiamato dall’Assessorato regionale”. Secondo il proprietario, invece, “il destinatario della revoca (sanzionatoria) doveva essere l’autore delle violazioni riscontrate dall’Amministrazione, nonché titolare del provvedimento favorevole, ed era comunque impossibilitato ad intervenire sull’impianto sia perché non era concessionario sia perché era fatto divieto (anche) al concessionario di apportare modifiche di qualsiasi natura alla consistenza, alle caratteristiche e alla struttura dell’impianto senza la preventiva ed esplicita autorizzazione dell’Assessorato regionale” e “non si comprende il rifiuto dell’Ente al subentro, posto che l’interessato si è offerto di saldare quanto dovuto dal dante causa”.