Giovedì 03 Luglio 2025
Il progetto condotto con l’associazione "Una voce per Padre Pio" per aiutare i più piccoli


"Cuori Ribelli", la missione del Ccpm di Taormina in Camerun salva 26 bambini

di Andrea Rifatto | ieri | ATTUALITÀ

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Il team del Ccpm e quello locale

Un’azione concreta di medicina umanitaria, attuata secondo una visione che integra le missioni nei Paesi in via di sviluppo con le attività del Centro di Cardiochirurgia Pediatrica del Mediterraneo. Si è conclusa con ottimi risultati la seconda missione chirurgica del team del Ccpm dell’ospedale “San Vincenzo” di Taormina, nell’ambito del progetto “Cuori Ribelli” avviato in Camerun, all’Hopital General di Yaoundé, con l’associazione “Una voce per Padre Pio Onlus” presieduta da Enzo Palumbo. Il team Italiano era composto da un cardiochirurgo, due cardiologi, un neonatologo, un anestesista, due perfusionisti, tre infermieri, due intensivisti e due strumentisti, che hanno lavorato insieme al team locale composto da tre cardiologi, due chirurghi toracici e cardiovascolari, tre anestesisti-rianimatori, due perfusionisti, due strumentisti, due anestesisti e otto infermieri di rianimazione. «In ospedale abbiamo utilizzato un modulo di Unità di terapia intensiva con 7 letti monitorati (quattro dotati di ventilatore), una sala operatoria ed un reparto di degenza ordinaria pre e post operatoria di 14 letti - racconta il cardiochirurgo Sasha Agati, primario del Ccpm e capo della missione medica italiana - e abbiamo effettuato uno screening cardiologico di secondo livello su 60 pazienti, arruolandoli da una lista operatoria per interventi da eseguire in Camerun e da una lista di pazienti da trattare in Italia per interventi più complessi. La missione, suddivisa in due comparti - prosegue - ci ha permesso di eseguire 26 interventi di cui 20 di cardiochirurgia e 6 procedure di cateterismo cardiaco, quest’ultime effettuate per la prima volta in Camerun grazie alla straordinaria presenza del professore Paolo Guccione e della dottoressa Rita Calaciura». 

La peculiarità degli interventi chirurgici eseguiti è quella che tutti i pazienti presentavano una cardiopatia congenita in “storia naturale”, un aspetto fondamentale poiché i bambini in storia naturale presentano caratteristiche anatomiche del cuore ed un grado di coinvolgimento dell’intera struttura corporea peculiare. All’Hopital General di Yaoundé sono stati operati pazienti affetti dalle più comuni cardiopatie congenite semplici e complesse come il difetto interatriale, il difetto interventricolare, la tetralogia di Fallot e la persistenza del dotto arterioso di Botallo. «Anche eseguire una “semplice” chiusura di un dotto arterioso di Botallo rappresenta un elevatissimo rischio connesso alla dimensione del dotto - sottolinea Agati - e soprattutto al grado di danno al circolo polmonare e all’intero sviluppo corporeo del bambino. Stessa considerazione può essere estesa al trattamento della Tetralogia di Fallot che si accompagna a cianosi moderato-severa di tutti gli organi ed apparati fino alla risoluzione chirurgica, che è consigliata tra i 4 e i 6 mesi di vita ma molti dei pazienti operati a Yaoundé avevano un’età superiore ai tre anni». Tutte le sessioni chirurgiche (diagnosi, indicazione, timing, tecniche di anestesia e rianimazione, procedure chirurgiche e gestione della circolazione extracorporea) sono state condivise con il personale sanitario locale e tutti i piccoli pazienti operati sono stati dimessi.


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