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Lite giudiziaria durata oltre 10 anni: per i giudici l'Ente ha agito correttamente


S. Teresa, una tomba contesa tra parenti finisce in tribunale: il Tar "assolve" il Comune

di Andrea Rifatto | 28/01/2021 | ATTUALITÀ

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Regolari le concessioni rilasciate dal Comune

Una vecchia tomba, divenuta nel frattempo una moderna cappella, contesa tra due parenti, uno dei quali decide di rivolgersi alla magistratura per denunciare la congiunta e tira in ballo anche il Comune per aver autorizzato la costruzione del nuovo edificio funerario. Una vicenda che otto anni dopo si è chiusa con la sconfitta del cittadino che riteneva di aver subito un torto e il riconoscimento della legittimità degli atti dell’Ente. Il Tar di Catania ha infatti respinto il ricorso proposto nel 2013 da un uomo, rappresentato dall’avvocato Alessandro Billè, contro il Comune di Santa Teresa di Riva, difeso dall’avvocato Cecilia Nicita e nei confronti di una parente, rappresentata dall’avvocato Carmelo Briguglio, finalizzato a far annullare il provvedimento comunale con cui è stata rigettata la sua istanza di revoca della concessione cimiteriale rilasciata alla donna per la costruzione di una cappella gentilizia nel cimitero centro, nella stessa porzione di terreno dove si trovava la tomba di famiglia del ricorrente e nella quale erano sepolti il bisnonno e il padre, oltre a due zii dello stesso (fratelli del padre) e tre fratelli del nonno. Secondo il cittadino, le autorizzazioni erano state rilasciate sulla scorta di una dichiarazione di atto notorio non veritiera presentata dalla parente, che al fine di ottenere i titoli avrebbe dichiarato falsamente che due suoi nonni erano sepolti nella tomba, come risulterebbe da una sentenza penale di condanna per falsità ideologica in atto pubblico del Tribunale di Taormina a carico della familiare, secondo la quale sarebbe inoltre emerso che nella vecchia tomba erano sepolti gli ascendenti del ricorrente. In appello la donna è stata prosciolta per prescrizione ma sono state confermate le decisioni in materia civile del primo grado, compresa la condanna al risarcimento del danno. Pertanto, sulla scorta di quanto accertato in sede penale, l’uomo chiedeva al Comune di revocare in autotutela le concessioni, cimiteriale ed edilizia, ma l’Ente ha rigettato la richiesta ritenendo che siano state rilasciate nel “rispetto di quanto statuito dal regolamento sull'occupazione delle aree e spazi pubblici”. 

I giudici, con sentenza pubblicata nei giorni scorsi, hanno infatti ritenuto il ricorso infondato in quanto “sussistevano i presupposti per il rilascio della concessione atteso che la tumulazione del nonno costituisce circostanza che non è stata ritenuta contraria al vero in sede penale e dunque era elemento sufficiente per il rilascio della concessione cimiteriale ai sensi del regolamento comunale” e, aderendo alle tesi difensive dell'avvocato Nicita, poiché “al momento dell’avvio del procedimento di rilascio della concessione alla donna, l’originaria concessione cimiteriale in capo al bisnonno del ricorrente, risalente alla fine del 1800, era scaduta in mancanza di richiesta di rinnovo e l’area era ritornata nella piena disponibilità del Comune, che una volta verificato attraverso la pubblicazione per 30 giorni, che non vi erano altri interessati a chiedere l’area, non poteva che rilasciare la concessione stessa all’unico soggetto richiedente e in possesso dei requisiti previsti”. D’altronde il Tar ha evidenziato come “il ricorrente dal canto suo non risulta abbia mai richiesto il rilascio di concessione cimiteriale a suo nome, pur essendo in possesso dei requisiti per ottenere il rilascio del titolo, e non ha neppure presentato istanza concorrente, ovvero opposizione durante il periodo di pubblicazione dell’avviso relativo al procedimento di rilascio della concessione cimiteriale né ha successivamente impugnato il rilascio in favore della controinteressata della concessione”. Quindi “il Comune non poteva che dare corso all’unica domanda presentata, in mancanza di atti comprovanti la titolarità della tomba in capo a terzi e di istanze concorrenti per il rilascio della concessione cimiteriale, né aveva alcun obbligo di intervenire in autotutela, come richiesto dal ricorrente, in quanto la sentenza del giudice penale non ha accertato che il nonno paterno della parente non fosse sepolto nella terrazza oggetto della richiesta e della successiva concessione cimiteriale rilasciata a favore della stessa”.


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