Mercoledì 24 Aprile 2024
Ritrovato durante alcuni lavori: 'Una scoperta che potrebbe riscrivere la storia'


La Torah a Savoca dopo 500 anni. E al Bar Vitelli spunta un reperto ebraico - FOTO e VIDEO

di Andrea Rifatto | 17/03/2017 | ATTUALITÀ

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Piperno, Fittaiolo e Arman con la Torah. Nel riquadro il reperto

“Questa scoperta potrebbe portare a riscrivere la storia di Savoca e della provincia di Messina, ma forse anche dell’intera Sicilia”. Non nasconde lo stupore, seppur con le dovute cautele, il responsabile del museo storico etnoantropologico di Savoca, Santo Lombardo, dopo il ritrovamento di un reperto ebraico su cui saranno necessari maggiori accertamenti. A venire alla luce è stata una stele di pietra, su cui è riportata un’incisione, rinvenuta all’interno del Bar Vitelli, location del celebre film “Il Padrino”. “Stavamo dismettendo dei vecchi muri – spiega l’ingegnere Lorenzo Motta, proprietario del palazzo e del bar – e abbiamo trovato questa pietra con delle incisioni”. Il reperto, delle dimensioni di circa 20 cm in lunghezza e 15 in larghezza, con uno spessore all’incirca di 10 cm, è stato visionato da un giovane ricercatore israeliano di Tel Aviv: “Era in vacanza da queste parti – aggiunge Motta – è ha decifrato il testo affermando che sulla stele vi è riportata la scritta ‘Grazie a Dio’ in aramaico”. Ciò potrebbe far retrodatare la presenza degli ebrei a Savoca già a partire dal 70 dopo Cristo, ossia molto prima rispetto al periodo di cui si ha testimonianza grazie ai documenti sulla comunità ebraica savocese, che risalgono alla seconda metà del 1400. Il reperto è stato visionato ieri anche dal rabbino di Roma Gadi Piperno, rappresentante dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane, e da Gabriele Spagna, segretario della Comunità Ebraica di Siracusa, che però non hanno fornito ulteriori delucidazioni a quanto sin qui scoperto.

Ieri Savoca ha fatto un balzo indietro nei secoli con “Il ritorno della Torah”, manifestazione svoltasi al Centro Filarmonico su iniziativa dell’associazione “I Marinoti” di S. Teresa, allo scopo di rievocare le tracce della presenza ebraica nel borgo. Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura Enico Salemi, sono intervenuti Anna Rita Fittaiolo, docente di Storia e relatrice dell’incontro; il rabbino Gadi Piperno, che si è soffermato sui contenuti della Torah, una delle tre parti della Bibbia ebraica, il Pentateuco, cioè i primi cinque libri Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; il parroco padre Agostino Giacalone, che ha evidenziato i punti di contatto tra Cristianesimo ed Ebraismo tra Vecchio e Nuovo Testamento; Santo Lombardo, che ha ripercorso la storia dei giudei di Savoca basandosi su documenti come quello del 20 agosto 1470 sulla costruzione della sinagoga. Ospite d'onore Miriam Jaskierowicz Arman di Tiberiade (Israele), figlia di sopravvissuti all’Olocausto, che ha ripercorso tra la commozione la storia della sua vita con una toccante testimonianza con la quale ha esortato i giovani a non consentire più simili genocidi. Sul palco una copia della Torah redatta interamente a mano, tornata a Savoca dopo oltre 500 anni dalla cacciata degli ebrei del 1492. “Questo testo sacro è qui in memoria del mio popolo e della mia famiglia sterminata nei campi di concentramento – ha detto – perché dentro di me porto cinquemila anni di storia del mio popolo”. All’evento hanno preso parte anche gli studenti del Liceo classico e dell’Istituto comprensivo di S. Teresa, mentre la Libera Accademia Ensemble ha curato un intermezzo musicale. Presenti inoltre l’assessore alla Pubblica Istruzione di Savoca, Maria Carmela Miuccio; il vicesindaco di S. Teresa Danilo Lo Giudice con l’assessore Annalisa Miano; la dirigente dell’Istituto comprensivo Enza Interdonato; il professor Ignazio Vecchio, docente all’Università di Catania e segretario della Federazione delle Comunità Ebraiche del Mediterraneo; la professoressa Cristina Tornali, presidente dell'AIN Onlus-Associazione Italiana Neurodisabili, che ospita gli Uffici di Rappresentanza Ebraica U.R.E. Shalom” di Catania e Giardini Naxos, Ziva Fischer Modiano, presidente nazionale della Adei Wizo, Associazione donne ebree d’Italia e l’architetto taorminese Piero Arrigo, storico ricercatore di Storia e Cultura ebraica siciliana.

Dopo l’incontro tappa obbligata dinanzi alla sinagoga, dove è stata portata dal museo comunale la stele con incisa la Stella di David, rinvenuta nell’agosto 2014 proprio tra le mura del luogo di culto ebraico: qui il rabbino ha intonato una preghiera in ricordo dei defunti suonando lo shofar, corno di montone utilizzato come strumento musicale durante alcune funzioni religiose ebraiche. L’architetto Arrigo ha segnalato le condizioni critiche della sinagoga al rabbino Piperno, che si è fatto carico di evidenziare la presenza del luogo sacro di Savoca all’Unione Comunità Ebraiche Italiane e alla collegata Fondazione per i Beni culturali per valutare se è possibile fornire un aiuto per il recupero del sito. 



COMMENTI

Pippo Sturiale | il 17/03/2017 alle 14:41:42

"Ospite d'onore Miriam Jaskierowicz Arman di Tiberiade (Israele), figlia di sopravvissuti all’Olocausto, che ha ripercorso tra la commozione la storia della sua vita con una toccante testimonianza con la quale ha esortato i giovani a non consentire più simili genocidi" Apprezzabile l'esortazione, ma sarebbe opportuno che questa esortazione fosse fatta anche all'interno dello Stato di Israele: c'è il rischio che quanto subito sia fatto subire ai palestinesi, anzi è già successo. Occorre cambiare rotta da entrambi le parti per una giusta pace!

Francesco Nicita | il 17/03/2017 alle 19:02:50

In merito al ritrovamento della "stele del bar Vitelli", cercherò di dare anch'io un piccolo e modesto contributo per far luce sull'argomento. Durante il medioevo in Sicilia la composita comunità ebraica oltre ad utilizzare l'ebraico per i riti sacri continuò sporadicamente, a seconda della contaminazione geografica, ad utilizzare anche l'aramaico per tradurre i testi della liturgia, pertanto non è da escludere che la "stele" sia in qualche modo riconducibile a tale periodo. Alcuni documenti risalenti al XII-XIII sec. attestano l'utilizzo dell'aramaico nella traduzione di testi sacri.

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