Martedì 23 Aprile 2024
Progetto di un gruppo di pizzaioli e chef per rilanciare l'antico pane fatto in casa


La riscoperta di antiche ricette: nella valle del Ghiodaro torna la "vastedda miciuffota"

di Redazione | 27/01/2021 | ATTUALITÀ

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Santoro, Parisi, Cannavò e la vastedda

Un progetto per rispolverare un’antica ricetta legata ai ricordi della vita quotidiana del passato, riproducendo fedelmente gesti e ricette trascritte da testimonianze raccolte nel tempo. È l'idea lanciata da un gruppo di chef e pizzaioli, che si sono messi all’opera per riprendere una vecchia tradizione per riprodurre un alimento caro a tutti, il pane fatto in casa, che nell'ultimo anno è stato riscoperto da tante famiglie bloccate in casa dalla pandemia. Non un pane qualunque, però, ma la caratteristica “vastedda miciuffota”, legata alla tradizione di Mongiuffi Melia. Il gruppo di “riscopritori” di questa antica ricetta è formato da Giuseppe Santoro, pluripremiato pizzaiolo di Giardini Naxos, presidente della Federazione Italiana Pizzaioli e vincitore lo scorso dicembre del trofeo nazionale “Il Magnifico”; dallo chef Giovanni Cannavò, autore di diversi volumi sulla cucina siciliana; da Marco Parisi, pizzaiolo di Mongiuffi Melia; da Gianluca Sozubir pizzaiolo e titolare di un locale a Giardini Naxos e da Carlo Bucceri, giovane di Taormina appassionato di antiche tradizioni culinarie. “Riproponiamo la vastedda miciuffota, che nulla ha a che vedere con quella di Enna se non per il nome vastedda, che altro non è che la definizione di pane fatto in casa e cotto nel forno a legna - spiega Santoro - quella di Mongiuffi Melia ha una forma rotonda e un buco al centro, un peso tra i 400 e i 500 grammi, rimane non molto alta, circa 5-6 centimetri con una circonferenza di circa 20 centimetri. Il nostro motto è 'riaccendiamo le antiche tradizioni' - prosegue il pizzaiolo giardinese - e cerchiamo di farlo riprendendo antiche ricette, utilizzando grani siciliani, prodotti naturali e biologici a km 0 ed impastando a mano nella vecchia maidda. Non dimentichiamo che nelle montagne attorno a Mongiuffi si coltivava anche il grano, non erano grosse quantità ma bastavano per produrre il pane per un certo periodo dell’anno”. Il progetto è già stato sposato da Roberto Abbate, fiduciario della Condotta Slow Food Alcantara-Taormina.

Una ricetta ricca di storia e usanze della valle del Ghiodaro quella della “vastedda miciuffota”, che si infornava ogni volta che veniva fatto il pane: pulito il forno, si entrano le “vasteduzze” e si lascia una piccola fiamma dinanzi la bocca del forno; dopo pochi minuti si possono uscire e subito, come da tradizione, vengono condite con olio, sale, origano, pomodori secchi e una spolverata di pecorino. “Per riprendere la tradizione delle vastedde e del pane casereccio stiamo utilizzando un lievito madre prodotto da una base di miele nella vallata nella zona di Mancusi - spiega Giuseppe Santoro - molto ricca di castagneti: ci è stato donato da un apicoltore locale e il profumo che ne scaturisce è veramente particolare ed intenso. L'acqua che viene utilizzata proviene da una sorgente naturale in contrada Vena a Mongiuffi Melia, le farine sono grano duro integrale e farina bianca 0, tutte siciliane”. I primi “esperimenti” di “vastedde miciuffote” sono stati condotti in un vecchio forno a legna messo a disposizione da Marco Parisi nelle campagne del paese, utilizzato anche per cuocere il pane. “Continueremo ancora nella nostra ricerca, l’intento è quello di fare rivivere momenti belli della nostra infanzia ai ragazzi di oggi, che hanno voglia di tramandare queste usanze locali per il futuro valorizzandone la cultura locale - conclude Santoro - per questo rendiamo pubblico il progetto, affinché se qualcuno volesse aiutarci con foto, ricordi e racconti può scriverci su info@cucinamodomio.com o contattarci al numero 379-1290176 e perchè no, collaborare a questo progetto di ricerca e rivisitazione di antiche ricette”.


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