Giovedì 25 Aprile 2024
La disperazione e la provocazione di un imprenditore: "Lo faccio per la mia dignità"


"Il 4 maggio riaprirò il bar, così arrivo all'elemosina": da S. Teresa la sfida al Governo

di Andrea Rifatto | 28/04/2020 | ATTUALITÀ

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L'imprenditore Natale Luna

Un durissimo sfogo, ma anche una provocazione, da parte di chi sente crollarsi il terreno sotto i piedi in questo periodo di crisi. A lanciarli è stato ieri un imprenditore di Santa Teresa, Natale Luna, titolare del bar-pasticceria “Cafè Sicilia” nel quartiere Portosalvo. “Dopo aver sentito parlare il premier Conte ho una rabbia addosso che non potete immaginare - esordisce in un video indirizzato al Governo e divenuto virale sui social - sono una piccolissima partita Iva e oggi, non consentendomi di riaprire, mi avete portato al fallimento. Allora per la mia famiglia, i miei due figli, mia moglie, per la mia dignità di vero italiano, il 4 maggio apro la mia attività”. Una riapertura contro quanto consentito dal Dpcm firmato ieri da Conte, dunque, visto che dal 4 maggio è concessa solo la vendita da asporto, oltre che la consegna a domicilio, con lobbligo di rispettare la distanza di almeno un metro e i divieti di consumare i prodotti allinterno dei locali e sostare nelle immediate vicinanze degli stessi. Solo dall’1 giugno bar e pasticcerie potranno riaprire totalmente al pubblico. “Ho ricevuto una chiamata dalla banca che mi intima di pagare la bolletta della luce e la pagherò, il 18 aprile ho avuto sottratte dal conto le spese dei dipendenti e quindi nulla è sospeso, sono sospensioni virtuali - continua Luna - ho ricevuto 600 euro dallo Stato ma di affitto tra locale e abitazione pago 2mila 650 euro al mese, ditemi cosa ci faccio, dove devo andare a finire, cosa dico ai miei figli?”. Una richiesta di aiuto rivolta anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in quanto “padre di tutti gli italiani”. 

 

“La mia è un’azienda sana, ho tutti i contributi versati e i dipendenti pagati, tasse e documenti in regola, ho sempre pagato utenze e affitti, anche due mesi in anticipo - prosegue il barista - ma da oggi non riesco più a stare in piedi. Ho chiamato i dipendenti per ripulire la mia attività, domani (oggi) finiremo e giorno 4 apro il bar, perché devo dare da mangiare ai miei figli, non li porto davanti la chiesa a chiedere l’elemosina. Da quattro anni mi sveglio alle 4 del mattino e chiudo alle 10 di sera senza mai un giorno di riposo e ferie, per permettere ai miei figlia una vita normale. Ho sbagliato in passato e pagato allo Stato il mio oneroso conto e oggi dopo che mi sono rifatto una vita non consento allo Stato di portarmela via”. Dunque il titolare dell’esercizio è deciso a riaprire lunedì prossimo: “Non ne faccio fare fila fuori, la fanno dentro e dignitosamente lavoriamo, un bar non ha niente meno di una macelleria, di una farmacia, di un supermercato, siamo ormai responsabili - dice rivolgendosi direttamente al premier Conte - pensi che io voglia la morte mia, dei miei figli o di mia moglie? Voglio la vita sana e perciò responsabilmente apro, non mi mandare le Forze dell’ordine, vieni tu e fermami che ti faccio un mazzo così come l’hai fatto tu a me”. Tantissimi i commenti a supporto della sua iniziativa, anche dalla politica: “Il 4 mattina verrò a fare colazione e a darti sostegno e solidarietà amico mio” - dice il consiliere comunale Santino Veri, mentre un collega barista lo invita a non aprire e fare solo servizio da asporto, “sennò peggiori di molto la situazione, piano piano si rientrerà, per ora non fare sciocchezze”.


COMMENTI

Massimo | il 28/04/2020 alle 21:36:51

Mi sembri un pò " volgare " , tutti abbiamo voglia di ripartire stanne certo , se tutti la pensano come te non so dove andremo a finire , io sono dell'idea di fare le battaglie contro lo stato di doveri senza diritto , ma in questo caso mi dispiace non e esigente ne il caffè , ne il cappuccino o il cornetto , non sono materie prime x la vita , infatti qualche bravo amministratore già ti appoggia . Complimenti !!!

uber | il 29/04/2020 alle 09:54:35

Umanamente è del tutto comprensibile lo sfogo del titolare del bar ; Tuttavia non è l'unico ad essere in queste condizioni e se tutti facessero come lui sarebbero vanificati in un attimo i sacrifici fatti da migliaia di cittadini che hanno rispettato le direttive scrupolosamente. Lo stato e il comune dovrebbero tutelarlo dandogli la possibilità di vivere nonostante la chiusura senza farlo a discapito della salute degli altri. Santino Veri farebbe meglio a distanziarsi da queste iniziative in barba a tutte le regole visto che è un rappresentante del popolo e come tale deve tutelare TUTTI ! Al posto di dare solidarietà col cappuccino e la brioche sarebbe opportuno che lui e la sua amministrazione lavorassero velocemente per dare contribuiti in maniera meno cervellotica ( vedi documenti richiesti ) e sopratutto piu' cospicui .

Mario Turri | il 29/04/2020 alle 10:05:21

Il sig. Natale ha ragione ma fino ad un certo punto. Vero è che in Sicilia siamo quasi a contagi zero, ma è ancora rischioso riempire le sale di un bar. Il sig. Natale però, anche oggi stesso potrebbe aprire e praticare la vendita di cibo da asporto, fermo restando l'osservanza delle norme di sicurezza che ormai tutti conosciamo. In Sicilia dovrebbero riaprire soprattutto le industrie manifatturiere e industriali. La cosa che molti non hanno ancora capito è che il governo italiano sta tenendo il Suditalia, la Sicilia e la Sardegna ostaggio delle gravi esigenze epidemiche delle regioni del nord, soprattutto Lombardia, eppure non c'è la lega al governo, ma siccome, cu nchiana nchiana, in Sicilia restiamo sempre cittadini di serie C (in zona retrocessione) ci dobbiamo mettere proni alle decisioni superiori.

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