Venerdì 19 Aprile 2024
Delrio e Faraone attaccano la Regione. La Procura di Messina apre un'indagine


Frana A18, "Chi ha sbagliato paghi". Il sindaco di Letojanni: "Quartieri a rischio"

di Andrea Rifatto | 06/10/2015 | ATTUALITÀ

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Gli assessori Croce e Pizzo con gli amministratori locali sull'A18

Mentre la politica regionale discuteva delle cause e degli interventi da porre in essere dopo la frana che ha interessato l’autostrada A18 Messina-Catania all’altezza di Letojanni, da Roma arrivava una severa batosta per le istituzioni regionali: il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha infatti dichiarato come sia necessario accertare eventuali responsabilità, che non sarebbero comunque dell'Anas o del ministero, e se ci sia stata una sottovalutazione del movimento franoso da parte di qualcuno. Dello stesso tenore le dichiarazioni del sottosegretario Davide Faraone, intervenuto con un post su Facebook: “Chi sbaglia deve andare a casa. Sicilia a pezzi, atto terzo. Stavolta è toccato all’autostrada Messina-Catania, colpita da una frana all’altezza di Letojanni. Cosa aspetta Crocetta a rimuovere i vertici della Protezione civile e del Cas che, per negligenza e inadeguatezza, stanno mettendo in ginocchio l’economia di un’isola? È arrivato il momento di mandare a casa chi è responsabile di questo sfacelo continuo che danneggia e mette in pericolo i siciliani. A che servono investimenti di questo tipo – evidenza Faraone – se poi il Cas non sa gestirli, se la Protezione civile “fa fatica” a segnalare frane, lasciando che i costoni crollino addosso alla gente? Che senso ha parlare di infrastrutture e sviluppo quando l’unica cosa che si decide in Sicilia è spendere i Fondi per lo Sviluppo e la Coesione per la spesa corrente e per tappare i buchi del bilancio?” (Leggi qui la replica di Faraci, presidente del Cas)

Riavvolgendo il nastro, la giornata di oggi è iniziata con il sopralluogo al km 32,600 dell’A18, all’altezza di Letojanni, da parte degli assessori regionali Maurizio Croce (Territorio e Ambiente) e Giovanni Pizzo (Infrastrutture e Trasporti), insieme ai deputati Beppe Picciolo (Pdr), Nino Germanà (Ncd), Giancarlo Cancelleri e Valentina Zafarana (M5S). Dopo una breve sosta al casello autostradale di Roccalumera per incontrare i rappresentanti del comitato spontaneo di cittadini "Punto e a Capo", nato in seguito alle continue frane che si registrano sulla Ss114 all'altezza di Capo Alì, politici regionali e numerosi amministratori dei centri del comprensorio jonico si sono spostati sotto la collina di San Giovanni, per vedere da vicino l’evento franoso e capire come intervenire per mettere in sicurezza il territorio ed alleviare i disagi dei cittadini della riviera jonica. Il presidente del Consorzio autostradale Rosario Faraci, il direttore generale Salvatore Pirrone ed i tecnici preposti ai lavori ed alle manutenzioni hanno spiegato come si sta intervenendo e le soluzioni adottate nell'emergenza, tutte volte a ripristinare in tempi celeri la viabilità. “Va detto innanzitutto che non si tratta di una frana – ha esordito l’assessore Pizzo – ma del cedimento del muro di contenimento dell’autostrada, che crollando ha fatto venire giù una parte del costone: se fosse stata una vera e propria frana sarebbe venuta giù la montagna. Adesso serve uno stato di emergenza sulla viabilità – ha spiegato Pizzo – così come è avvenuto per i rifiuti e l’acqua, perché dalla percorribilità delle strade dipendono i diritti dei cittadini, alla salute, allo studio e ne risente l’intero Pil dell’Isola. La viabilità viene sottovalutata a causa della visione statica che ancora regna in Sicilia, dove i servizi un tempo erano fruibili sotto casa. Ma adesso stiamo parlando dell’interruzione di un’arteria come la Messina-Catania che soprattutto dopo la chiusura dell’A19 è divenuta importante per il traffico delle merci. Il problema – ha aggiunto l’assessore alle Infrastrutture – è lo spezzettamento delle competenze: serve un soggetto unico, le risorse da utilizzare ci sono ma senza un’unica cabina di regia si perdono nei meandri della burocrazia”. 

L'assessore Maurizio Croce ha subito precisato come la causa del cedimento non sia da imputare a fenomeni di abusivismo edilizio sulla sommità della collina, così come sostenuto da alcuni: “Il Genio civile e il Comune di Letojanni stanno procedendo a verificare se via siano irregolarità urbanistiche ma la vera causa scatenante è la fragilità del nostro territorio, che non è abituato ai cambiamenti climatici: per questo – ha sottolineato Croce – bisognerebbe attuare un programma di rischio idrogeologico che prenda in considerazione i cambiamenti atmosferici”. Secondo l’esponente del governo Crocetta i fondi per il contrasto al dissesto ci sono (550 milioni stanziati dal Cipe) ma serve la progettualità per poter intervenire. Nei prossimi giorni l’assessorato al Territorio e la Protezione Civile cercheranno di capire se vi siano ulteriori rischi a livello geologico e idraulico, anche perché, come spiegato da Bruno Manfrè, responsabile provinciale Protezione civile, quella zona non è censita come area a rischio nel Piano di assetto idrogeologico. Per giovedì mattina l'assessore Croce ha convocato un tavolo tecnico a Palermo alla presenza degli amministratori locali.
"Siamo in guerra - hanno ribadito i parlamentari Cinque Stelle Cancelleri e Zafarana - inutile discutere, fare ipotesi, capire la dinamica: la storia è una sola: la Sicilia sta crollando, serve una task force finalizzata che cooperi e supporti i comuni. I soldi ci sono, sono i fondi per il dissesto idrogeologico. Basta spenderli e spenderli bene. Per questo ci vuole gente seria al governo delle amministrazioni". Secondo Beppe Picciolo "la natura si è ripresa ciò che era suo, considerato che con la costruzione dell'autostrada è stato tagliato un costone naturale. Ci vorranno almeno 9-12 mesi per poter tornare alla normalità" ha aggiunto il deputato Pdr.
Sulla questione è intervenuto anche il deputato del Gruppo Misto alla Camera Cristian Iannuzzi: “La frana sull’A18 è l’ultimo duro colpo inflitto alla Sicilia. Il maltempo mostra in tutta la sua evidenza il fallimento della politica nella soluzione definitiva dei problemi legati alla viabilità e al territorio: da decenni, la vita delle persone e l’economia delle comunità interessate vengono quotidianamente messe a rischio. “Si continua a parlare del ponte sullo Stretto di Messina – prosegue il deputato – quando l’ennesima frana ha di fatto diviso la Sicilia in tre parti: la situazione è ormai insostenibile per le popolazioni interessate, che vedono compromesso il diritto alla mobilità, il tessuto produttivo e l'intera economia dell'isola. Bisogna immediatamente passare ai fatti e rendere disponibili risorse per finanziare piani di intervento definitivi e strutturati al fine di ripristinare la viabilità in Sicilia”.“Per evitare ancora disastri – conclude Iannuzzi – nell’ennesima interrogazione parlamentare chiedo al ministro Delrio un aumento delle dotazioni finanziarie per garantire la messa in sicurezza delle strade ed assicurare così una rete infrastrutturale adeguata, l’incolumità delle persone e condizioni necessarie per lo sviluppo economico dell’isola”.


Il sindaco di Letojanni: “Interi quartieri a rischio, serve la messa in sicurezza”
Ma se le attenzioni della politica e delle istituzioni regionali si concentrano tutte sull’autostrada A18 e sui tempi di riapertura della carreggiata lato monte, che vengono calcolati in circa uno-due mesi, il sindaco di Letojanni Alessandro Costa lancia l’allarme sulla messa i sicurezza del territorio letojannese: “Abbiamo diversi quartieri a rischio – spiega – tra le contrade Sillemi, San Giovanni e Andreana – dove abbiamo già dichiarato inagibili 300 appartamenti e sgomberato nei giorni scorsi 50 persone”. Nella zona a monte del costone dove si è verificato lo smottamento insistono infatti alcune abitazioni e un villaggio turistico e le lesioni riscontrate sulle strade di collegamento, con fratture e distaccamenti di aree in procinto di franare a valle e il cedimento di alcuni muri di contenimento a protezione dell’insediamento abitativo, destano non poca preoccupazione. “Alcune aree ricadono in zona R4 del Pai (rischio elevato) – spiega Costa – e la frana minaccia di travolgere anche il depuratore consortile, che se dovesse subire danni alle vasche causerebbe problemi di natura igienico-sanitaria”. Per tali motivi il primo cittadino di Letojanni ha ordinato oggi l’immediato sgombero di cinque palazzine in contrada Sillemi e di altri tre immobili, mentre la società proprietaria del villaggio turistico dovrà provvedere a mettere in sicurezza la propria area. Al Consorzio rete fognante è stata invece intimata la messa in sicurezza del depuratore consortile.

Intanto sulla frana indaga la Procura della Repubblica di Messina: il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro ha aperto un fascicolo esplorativo contro ignoti per disastro colposo.

Più informazioni: frana a18 letojanni  


COMMENTI

Anna Russo | il 06/10/2015 alle 17:47:04

Leggendo l'articolo mi sorge un dubbio. Stando alle dichiarazioni del responsabile provinciale Protezione civile, "quella zona non è censita come area a rischio nel Piano di assetto idrogeologico", mentre secondo quanto affermato dal sindaco di Letojanni “Le aree in questione ricadono in zona R4 del Pai (rischio elevato)". Quindi è una zona a rischio idrogeolico o no?

Andrea Rifatto | il 06/10/2015 alle 18:05:53

Il punto dove si è verificata la frana non ricade in area classificata a rischio, mentre alcune aree nelle immediate vicinanze, dove il sindaco ha ordinato lo sgombero delle abitazioni, sono classificate come R4.

Amministratore | il 07/10/2015 alle 22:47:49

Qui da trent'anni ed oltre rilasciano concessioni a gogo il sindaco attuale ha ereditato a Letojanni 30anni di cattiva politica, un ufficio tecnico che rilasciava concessioni a risme e soprattutto tante giunte compiacenti con amministratori che si sono arricchiti sulle spalle di ignari cittadini. Accanto a Silemi c'è un residence che è ubicato in contrada Andreana che dal 1990 dopo il fallimento che ha bloccato tutto è passato dai 300 milioni di lire di dedito fallimentare a 3 miliardi ingrassando un tribunale ignobile.

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