Sabato 20 Aprile 2024
L'ex La Crus torna con un nuovo album, più elettrico, tutto incentrato sulla sua città


Cesare Malfatti, "Vi racconto la mia Milano inedita"

di Gianluca Santisi | 12/08/2015 | MUSICA

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Cesare Malfatti (foto di Fabrizio Fenucci)

L'esperienza giovanile con i primi Afterhours, il successo con i La Crus (fondati nel 1993 con Mauro Ermanno Giovanardi), i numerosi progetti (Amor Fou, The Dining Rooms, Sem'bro, N00rda) fino alla più recente carriera solista. Cesare Malfatti ha attraversato, da protagonista, l'ultimo trentennio del rock indipendente italiano. Vivendone i radicali cambiamenti. “Siamo tutti orfani di quel primo periodo indie – racconta - ma quello che rimpiango ancora di più sono gli anni Novanta, quando siamo usciti con i La Crus e c'erano molta più attenzione alla musica e tantissime possibilità di suonare in giro. Oggi è tutto molto più in piccolo, più personale e un'artista deve occuparsi di tutto”. Persino di confezionare artigianalmente i propri dischi, come il musicista milanese ha sempre fatto sin dal suo esordio da solista datato 2011. “Mi piace prepararli personalmente, creando un rapporto diretto con il pubblico. In ogni disco metto data, numero e dedica a chi lo acquista e poi lo spedisco”. Rituale che si ripeterà anche per il nuovo album, intitolato “Una città esposta” (AdesivaDiscografica), che sarà distribuito dai primi di settembre (per ordinarlo cesare.malfatti@gmail.com). Una sorta di concept, una profonda riflessione sulla città di Milano. L’uscita dell’album è accompagnata da una serie di video live dei brani del disco, realizzati con alcuni ospiti speciali davanti alle opere stesse, oltre ad un concerto inserito nel calendario di ExpoinCittà all'inizio dell'autunno. Il primo di questi video live è stato girato a maggio 2015 ed è quello del brano "Il Quarto Stato", eseguito insieme a Chiara Castello (2 Pigeons) al Museo del Novecento, con la regia di Fabrizio Fenucci e le riprese e il montaggio di Pietro Di Bari.

Come è nato questo progetto?
“Tutto è nato quando ho saputo che Alessandro Cremonesi aveva ideato un progetto che legasse sei icone milanesi ai sei mesi di ExpoinCittà. Ho scritto sei canzoni che trattassero di queste opere e le ho fatte girare tra i miei amici autori. Il primo che si è entusiasmato e che ha scritto due testi, «Concetto Spaziale» e «L'Ultima Cena», è stato Francesco Bianconi (firmati anche da Kaballà, ndA). Se non fosse stato per lui probabilmente questa idea sarebbe rimasta nel cassetto insieme a tante altre. Poi è arrivato Paolo Benvegnù con i testi sul «Quarto Stato» e sul «Bacio di Hayez», quindi è stata la volta di Alessandro Cremonesi con il testo su «Lo Sposalizio della Vergine» ed infine Luca Morino con un testo sulla «Pietà Rondanini». Ma sei canzoni erano poche per fare un album e così ho mandato provini ad altri autori chiedendo di parlare di opere, particolarità o storie milanesi che li affascinassero. E sono nati gli altri sette brani del disco. Luca Gemma, per esempio, ha scritto due canzoni sulle targhe commemorative strane presenti a Milano, una su Ho Chi Minh e una su Carl Mozart, commemorato solo per essere stato il figlio del celeberrimo Wolfgang. Quindi ci sono sei brani su opere importanti, sei canzoni “ufficiali”, e altri sette su opere o aspetti della controcultura milanese. Una sorta di lato A e lato B della città”.
 
Dell'Expo che idea ti sei fatto?
“Al di là delle polemiche, come quelle relative presenza delle multinazionali o legate al fatto che si potevano dire tante più cose e meglio, per esempio sul cibo, credo che alla città abbia dato tantissimo, l'ha internazionalizzata. Alla zona dei Navigli, dove vivo io, il rifacimento della Darsena ha dato un sapore bellissimo. Milano è diventata quella che sempre si diceva sempre dovesse diventare: una città più europea, cosmopolita. L'Expo è stata un'opportunità che Milano si è presa e adesso che siamo a metà mi sembra che sia stata una scommessa vinta. Riguardo ai padiglioni credo si debba andare a visitarli prendendoli per quelli che sono, una grande fiera, selezionando le cose migliori”.  

Tornando al disco: ne è uscito un ritratto molto vario e affascinante del capoluogo lombardo. Anche musicalmente ci sono colori nuovi rispetto ai tuoi primi lavori da solista.
“Da quando ho iniziato a cantare ho scritto tanti pezzi lenti e molto intimi. Pian piano è come se avessi scaricato questa vena e questo disco è molto più elettrico e ritmico dei precedenti. C'è spesso una batteria elettronica che raddoppia il tempo e dà più nervosismo, ci sono più tastiere. Questo è il mio modo di fare musica adesso e sono molto contento di come sia venuto questo lavoro”.

Dopo un concerto la notte di S. Lorenzo a Portopalo, il 13 agosto Cesare Malfatti suonerà all'Advanced Music Club di Giardini Naxos (Dad Gad Booking). Ad accompagnarlo sul palco, come seconda voce, ci sarà sua moglie, la catanese Stefania Giarlotta, curatrice anche della grafica del nuovo disco. Dopo la presentazione ufficiale dell'album a settembre, a Milano, prenderà il via il tour di “Una città esposta” con Chiara Castello (seconda voce e loop station) e Leziero Rescigno (batteria).

 

Cesare Malfatti #IlQuartoStato #UnaCittàEsposta live al Museo del 900 - Milano

Più informazioni: cesare malfatti  


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