Martedì 23 Aprile 2024
Accusati di aver percepito somme come sfollati mentre vivevano nelle loro case


Contributi per l’alluvione di Scaletta e Itala, chieste 47 condanne e 4 assoluzioni

di Redazione | 10/01/2018 | CRONACA

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L'abitato di Itala colpito dall'alluvione

Secondo l’Accusa avrebbero percepito contributi dallo Stato come sfollati dopo l’alluvione dell’1 ottobre 2009 mentre vivevano nelle loro case, seppur dichiarate inagibili, ricevendo quindi le somme in maniera ingiustificata. Per 47 cittadini residenti a Scaletta Zanclea e Itala ieri il pubblico ministero del Tribunale di Messina, Antonio Carchietti, al termine della requisitoria del processo in corso davanti alla Seconda Sezione penale, ha chiesto la condanna alla pena di un anno ciascuno per i reati di falso ideologico commesso da privato in atto pubblico e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, chiedendo anche la restituzione delle somme intascate, che vanno dai 3mila 800 ai 18mila 400 euro. L’Accusa ha chiesto invece l’assoluzione con la formula “perché il fatto non costituisce reato” per Letterio Alì, comandante della Polizia Municipale di Scaletta Zanclea; Giuseppe Trimarchi, allora comandante della Polizia municipale di Itala; Salvatore Calabrò e Giovanni Cuppari, responsabili degli Uffici tecnici rispettivamente di Scaletta e Itala, accusati di omissione in atti d’ufficio perché avrebbero “indebitamente rifiutato un atto d’ufficio che, per ragioni di sicurezza e di ordine pubblico, doveva essere compiuto senza ritardo, avendo ricevuto per competenza ed evasione, dal sindaco di Scaletta, l’ordinanza del soggetto attuatore di Messina con cui veniva disposta l’effettuazione di urgenti sopralluoghi nelle zone perimetrali soggette a sgombero a seguito degli eventi alluvionali dell’1 ottobre 2009”, alla quale non avrebbero dato esecuzione. Il pm ha proposto il non luogo a procedere nei confronti di altre cinque persone perché decedute.

Per la Procura i 47 avrebbero falsamente attestato nell’istanza inviata all’Ufficio commissariale del soggetto attuatore di Messina di alloggiare da parenti, amici o in albergo, in quanto le loro abitazioni ricadevano in zona gialla ed erano state quindi evacuate. A seguito dell’alluvione la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva infattiemanato un’ordinanza con la quale dichiarava lo stato di emergenza per le zone colpite, prevedendo anche un contributo per chi aveva dovuto trovare una sistemazione perché la casa aveva subito danni o perché era stata sgomberata. Secondo quanto emerse dalle indagini, superata la fase emergenziale, alcuni residenti sarebbero tornati nelle loro abitazioni di Itala e Scaletta, “inducendo in errore, con artifici e raggiri e procurando un ingiusto profitto dalla corresponsione del contributo per l’autonoma sistemazione a danno dell’ente pubblico”. Le indagini furono condotte dai Carabinieri, che accertarono come una parte degli sfollati non si era allontanata dalle proprie abitazioni, pur percependo il contributo. I militari fecero controlli anche sui consumi di acqua e corrente elettrica per provare che alcuni vivevano regolarmente nelle loro case. Per la difesa di alcuni imputati, per questa ultima circostanza vi è una spiegazione alternativa, ossia che i consumi di acqua e luce che sono giustificabili con il fatto che i residenti tornavano nelle loro case per pulire, prendere qualche abito o sistemare quello che era stato distrutto e poi andavano via. Il processo proseguirà a febbraio per gli interventi dei difensori.


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