Venerdì 19 Aprile 2024
Iniziativa della Pro Loco. Presenti le madri di due ragazze vittime di femminicidio


Sant’Alessio dice no alla violenza sulle donne con la panchina rossa e l’albero della vita

di Andrea Rifatto | 12/03/2018 | ATTUALITÀ

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Il Direttivo Pro Loco con La Torre, Squadrito e Zizzo

Un simbolo in ricordo di tutte le vittime di soprusi e un segno che invita a riflettere sull’importanza della vita, dono prezioso che nessuno ha il diritto di cancellare. Anche Sant’Alessio Siculo dice no alla violenza sulle donne con la panchina rossa e l’albero della vita, inaugurati domenica in piazza Sena per volontà della Pro Loco, che ha organizzativo l’iniziativa in collaborazione con l’Amministrazione comunale, nell’ambito degli eventi realizzati per la ricorrenza delle Giornata internazionale della donna che cade l’8 marzo. “Un segno di civiltà e di insegnamento ai giovani sulla sacralità della vita umana innanzitutto e delle donne in particolare – ha spiegato il presidente della Pro Loco, Pino Chillemi – e la donna, essenza di vita e di bontà, merita rispetto ed amore oltre che comprensione per gli immani sacrifici nella realtà domestica e sociale. Abbiamo voluto definire albero della vita un esemplare di mimosa, i cui fiori gialli rispecchiano la solarità dell'essere femminile”. Alla manifestazione nella cittadina del Capo, presentata dalla consigliera comunale Alessandra Marisca, ha contribuito particolarmente l'Associazione antiviolenza “Al tuo Fianco”, rappresentata dalla presidente Concetta La Torre, che esattamente un anno fa ha iniziato a posizionare nei comuni jonici la panchina rossa, simbolo del sangue versato dalle tante, troppe donne vittime di femminicidio, ma anche dell’amore e della passione che ogni uomo deve riservare alla propria amata. “La violenza si delinea come condizione di sopraffazione psicologica e fisica e ancora oggi non si riesce a far venire allo scoperto tutti i casi - ha detto la presidente – e se siamo a conoscenza di donne vittime di soprusi dobbiamo spingerle a parlare e denunciare, perché potrebbe essere il passo fondamentale per salvare una vita. Non dimenticate che la libertà delle donne nasce dal loro rispetto. Sedetevi su questa panchina e riflettete sulle donne in difficoltà e su come potete contribuire ad aiutarle”. Presenti anche Vera Squatrito e Giovanna Rizzo, mamme di Giordana e Laura, giovani catanesi assassinate dal proprio compagn e dal padre, che dopo aver partecipato in mattinata all’inaugurazione della panchina rossa ad Acicastello, sono giunte a Sant’Alessio per raccontare le loro storie, le storie dei mostri che hanno assassinato le loro figlie, prima di sollevare il lenzuolo che copriva la panchina alessese con un gesto simbolico quanto emozionante. “Dobbiamo salvarci e non possiamo dargliela vinta – hanno evidenziato – e tutti dovete aiutare le vittime, anche allontanandole per fare cambiare vita, perché è cambiare vita ma vivere”. “Queste mamme hanno messo a fuoco il loro dolore e ci hanno fatto vedere il loro cuore, noi di Sant’Alessio doniamo loro il nostro cuore”. Ha commentato il presidente della Pro Loco, presente insieme a tutto il Consiglio direttivo che si è prodigato per organizzare l’evento con la collaborazione di Carmelo Spoto e Filippo Oneri, che si sono occupati di allestire la panchina.

L’Amministrazione comunale era rappresentata dagli assessori Pina Basile e Giuseppe Pasquale. Presenti anche il parroco, don Luciano Zampetti, amministratori dei comuni vicini e la dirigente dell’Istituto comprensivo di S. Teresa, Enza Interdonato, che ha sottolineato l’importanza che riveste la scuola nella formazione e nell’educazione dei ragazzi alla parità di genere e al rispetto dell’altro. “Dobbiamo chiederci perché il carnefice diventa tale e capire quindi che serve una maggiore educazione nei confronti degli uomini – ha detto la dirigente – questa piazza oggi dovrebbe essere piena di più uomini e i padri dovrebbero dare l’esempio ai figli. Durante la manifestazione sono stati portati i saluti del comandante della Stazione Carabinieri di Sant’Alessio, luogotenente Vito Calì e del comandante della Compagnia di Taormina, capitano Arcangelo Maiello.


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