Giovedì 09 Maggio 2024
Lamentele per un verso dell'opera di Dante apposto a Giardino durante la riqualificazione


Santa Teresa, cittadini "spaventati" da un'epigrafe dell'Inferno. E il Comune la rimuove

di Andrea Rifatto | 04/06/2023 | ATTUALITÀ

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La fontana (ancora senza acqua) prima e dopo

Un’area pedonale con panchine letterarie riportanti citazioni di celebri frasi della letteratura, illuminate da led, e una fontana a lama d’acqua che funge anche da panca continua, con un’altra citazione letteraria posta dietro. Era quanto prevedeva il progetto redatto nel 2014 dell’architetto Ketty Tamà per la riqualificazione della borgata Giardino a Santa Teresa di Riva, i cui lavori si sono conclusi nelle scorse settimane. Sparita dalla versione finale dell’elaborato la panca letteraria, sulla quale era previsto un verso della Divina Commedia di Dante Alighieri (“L'amor che move il sole e l'altre stelle”, Canto 33 del Paradiso), è stata invece realizzata come previsto la fontana all’ingresso della borgata inferiore, rivestita in marmo travertino, con una lastra riportante una scritta decorativa, ossia la frase “Infin che’l mar fu sovra noi richiuso”, ultimo verso del Canto 26 dell’Inferno dantesco. Pochi giorni dopo il completamento dell’opera, però, alcuni residenti della borgata Giardino hanno iniziato a storcere il naso per quella epigrafe, lamentando come sembrasse piuttosto un messaggio di morte o comunque un triste presagio. Quel verso descrive l’ultimo atto del folle volo di Ulisse di fronte alla montagna del Purgatorio, quando la sua nave affonda in verticale scendendo verso l'Inferno e il mare sopra l'equipaggio che sta affondando si richiude e torna piatto. Secondo alcuni critici letterari e studiosi di Dante la frase “Infin che 'l mar fu sovra noi richiuso” sembra scritta proprio sopra una lapide funeraria. Una messaggio sgradito ai residenti, che lo hanno fatto presente agli amministratori comunali, che hanno accolto la richiesta: così dopo alcuni giorni la targa è sparita ed è stata sostituita da una lastra di marmo senza alcuna scritta, con la cancellazione dell’unica traccia letteraria che era stata impressa nella borgata.


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