Giovedì 09 Maggio 2024
Contenzioso del 2007 per due concessioni edilizie revocate per una strada "dubbia"


S. Teresa, chiesti danni per mezzo milione al Comune: l'ultima parola alla Cassazione

di Andrea Rifatto | 05/03/2022 | ATTUALITÀ

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La titolarità della via Fiorentino al centro della vicenda

A distanza di quindici anni dall’avvio della vicenda, sul Comune di Santa Teresa di Riva pende ancora una richiesta di risarcimento da mezzo milione di euro, che finora non è stata accolta. L’ultima parola, però, spetta alla Cassazione. È infatti arrivata alla Suprema Corte la causa civile intentata nel 2007 da una donna di Roccalumera, che ha citato in giudizio il Comune e l’ex dirigente dell’Ufficio tecnico, l’ingegnere Claudio Pellegrino, chiedendo 500mila euro di danni. In primo grado e in appello il Tribunale le ha dato torto, condannandola a pagare 20mila euro di spese, ma adesso il suo legale, l’avvocato Carmelo Saitta, ha presentato ricorso in Cassazione contro l’Ente, difeso dall’avvocato Giovanni Monforte (al quale è stato rinnovato l’incarico per una spesa di 7mila 485 euro) e dell’ex dipendente, rappresentato dall’avvocato Fulvio Cintioli, chiedendo di cassare la sentenza di secondo grado. Il caso nasce nel 2007 quando la donna, proprietaria di un lotto di terreno in via Fiorentino, cita il Comune perchè dopo aver ottenuto tra il 2002 e il 2003 due concessioni edilizie per l’edificazione di tre lotti, ricavati con in piano di lottizzazione, e aver dato inizio ai lavori di costruzione del rustico di tre fabbricati, tra marzo e giugno 2003 si vede revocati in autotutela da Pellegrino i titoli edilizi. Il motivo? Secondo l’ingegnere capo la proprietaria aveva falsamente indicato nelle progettazioni che l’accesso ai lotti sarebbe stato esercitato attraverso la via pubblica, mentre la via Fiorentino era una strada privata ad uso pubblico. La donna ha fatto quindi presente che la revoca delle concessioni, a suo avviso ingiustificata, l’aveva esposta all’azione risarcitoria da parte degli acquirenti di due lotti, e di aver subito anche un processo penale per false dichiarazioni, nel corso del quale era stato disposto il sequestro dei terreni, che si è poi concluso nel 2007 con sentenza di assoluzione “perchè il fatto non costituisce reato”. Poi nel 2006 la proprietaria aveva presentato nuova domanda di concessione, corredandola dei titoli che documentavano il suo diritto di servitù di passaggio su via Fiorentino, e nel 2007 le era stata rilasciata una nuova concessione edilizia.

A causa della condotta dell’ente, però, la donna ha ritenuto di aver subito notevoli danni, quantificati in mezzo milione di euro, chiedendone il risarcimento al Comune di Santa Teresa e all’ingegnere Claudio Pellegrino. Sia il Tribunale civile che la Corte d’appello non hanno accolto le tesi della ricorrente, ritenendo che nella condotta del Comune, attraverso le determine dirigenziali del dirigente dell’Ufficio tecnico, non erano ravvisabili profili di responsabilità extracontrattuale e in sostanza non è stato commesso alcun errore, in quanto il ritiro delle concessioni è dipeso dall’errata rappresentazione dei luoghi in progetto. L’avvocato Saitta ritiene invece che l’operato dell’ente sia stato errato e la stessa assoluzione in sede penale dimostra “un comportamento totalmente negligente, privo di alcun supporto di diritto e di fatto, che ha arrecato solo e soltanto nocumenti e danni alla proprietaria, che ha patito due giudizi rescissori da parte degli acquirenti delle due palazzine con una richiesta di 320mila euro e il sequestro degli immobili (giudizi che è riuscita a stoppare grazie all’esito positivo del processo penale) e il fermo lavori con un danno di 180mila euro”, definendo la sentenza appellata “munita di una motivazione carente ed insufficiente, e quindi insussistente”.


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