Giovedì 09 Maggio 2024
Il sindaco ha incontrato il Pontefice nell'udienza speciale con la delegazione Asmel


Roccafiorita dal Papa: "Piccoli comuni laboratori, fare figli dovere per sopravvivere"

di Redazione | 05/02/2024 | ATTUALITÀ

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Il sindaco durante il saluto a Papa Francesco

“Rimarrà un giorno indimenticabile, poter stringere la mano a Papa Francesco è stata un'emozione unica, poter sentire dalle sue labbra un discorso che sembra costruito per la piccola comunità che mi onoro di servire, che centra i problemi che da decenni hanno condannato i nostri piccoli paesi a quel declino che piano piano li sta portando alla scomparsa è stata un’emozione intensa”. Un’esperienza particolare quella vissuta da Concetto Orlando, sindaco di Roccafiorita, il più piccolo comune della Sicilia, che nei giorni scorsi è stato ricevuto dal Pontefice, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, insieme a 200 colleghi che rappresentano i Comuni italiani aderenti all’Asmel, l’Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali. “I territori da cui provenite sperimentano alcune delle contraddizioni della società attuale e del suo modello di sviluppo - ha detto loro Papa Francesco - i piccoli comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle aree interne, che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza”. Un incoraggiamento alla vita delle piccole comunità, ai rapporti umani e alla mutualità tipica dei piccoli paesi: “Credo che anche il Papa ci abbia indicato la via - commenta Orlando - un modello di amministrazione degli enti locali che si prende cura di tutti i cittadini, che non lascia nessuno indietro, che fa diventare la tipica solidarietà di paese un modello innovativo di sviluppo, perché proprio come sostiene Sua Santità, non possiamo consentire che tutto ciò che non serve al profitto venga scartato”.

Il pontefice ha quindi affidato ad Asmel una missione: “Pensando al vostro ambito di impegno, vorrei suggerirvi un filone tra i molti a cui prestare attenzione: quello della ricerca di nuovi rapporti tra pubblico e privato, in particolare il privato sociale, per superare impostazioni vecchie e sfruttare appieno le possibilità che oggi la legislazione prevede. La scarsità delle risorse nelle aree marginali rende più disponibili a collaborare per ciò che appare come un bene comune; nasce così l’opportunità di aprire dei cantieri di partecipazione, favorendo un rinnovamento della democrazia nel suo significato sostanziale”. E parlando della cura, il Papa si è detto preoccupato delle poche nascite. “C’è una ‘cultura dello spopolamento’ che viene dalle poche nascite di bambini. È vero, tutti possono avere un cagnolino, ma occorre fare bambini. L’Italia, la Spagna… hanno bisogno di bambini. Pensate che uno di questi Paesi mediterranei ha l’età media di 46 anni! Noi dobbiamo prendere sul serio il problema delle nascite, prenderlo sul serio perché si gioca lì il futuro della patria, si gioca lì il futuro. Fare figli è un dovere per sopravvivere, per andare avanti. Pensate a questo: non è una pubblicità di un’agenzia per le nascite, ma voglio sottolineare il dramma delle poche nascite, che va pensato molto seriamente”.


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