Giovedì 09 Maggio 2024
Il Tar aveva accolto il ricorso di un privato contro Comune e titolari dell'ex Moby Dick


Nuovo mega lido a Letojanni, il Cga nomina un perito: insufficienti le risposte del Comune

di Andrea Rifatto | 20/11/2020 | ATTUALITÀ

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L'area dove è previsto il nuovo stabilimento

Nuovo capitolo della vicenda sulla costruzione di un mega lido sulla spiaggia di Letojanni, previsto in contrada Milianò sulle ceneri dello stabilimento balneare “Moby Dick” distrutto da un incendio nel dicembre 2011. Dopo lo stop arrivato a marzo del 2019 dal Tar di Catania, che ha accolto il ricorso presentato dall’ing. Pietro Leo, titolare del campeggio “Paradise” situato a fianco, e ha annullato il permesso di costruire per la ricostruzione del lido rilasciato dal Comune nel 2018, adesso in appello il Cga di Palermo ha deciso di approfondire il caso e ha conferito incarico al direttore del Genio civile di Trapani affinché effettui un accertamento tecnico, “al fine di colmare la lacuna istruttoria - si legge nell’ordinanza - ed accertare con precisione le opere effettivamente realizzate alla stregua dei precedenti titoli edilizi ed andate distrutte a causa dell’incendio”, visto che le risposte su questo punto chieste dal Cga al dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, l’arch. Carmelo Campailla, sono state ritenute insufficienti. Il funzionario regionale avrà 40 giorni per “redigere una relazione provvisoria contenente le sue osservazioni tecniche chiarendo ampiezza, localizzazione ed ubicazione delle opere effettivamente realizzate e distrutte a seguito dell’incendio”. L’udienza è stata quindi aggiornata al 6 maggio 2021. Il Tar aveva accolto il ricorso, respingendo solo la richiesta di risarcimento danni, ritenendo che nella nuova costruzione siano di dimensioni decisamente maggiori la piscina, il ristorante e l’anfiteatro ed i titoli edilizi potrebbero essere illegittimi proprio con riferimento alle maggiori dimensioni di queste opere. I giudici avevano quindi chiesto al dirigente del Settore tecnico del Comune di Letojanni diverse informazioni: la descrizione letterale dell’opera assentita dalle concessioni edilizie del 2004 e della Dia del 2005, con la descrizione specifica di piscina, ristorante anfiteatro; la descrizione di quanto delle opere previste sia stato effettivamente realizzato e distrutto dall’incendio; la descrizione dell’opera assentita con il permesso di costruire rilasciato alla “Al.MA” nel 2018 con particolare riferimento alle dimensioni del ristorante, piscina ed anfiteatro. Nel descrivere le opere assentite dalla concessione edilizia annullata era stato chiesto in particolare di evidenziare se le stesse corrispondessero per dimensione e localizzazione a quelle in precedenza costruite ed in seguito distrutte dall’incendio, ma le risposte formulate dal dirigente del Settore Tecnico comunale “non sono compiutamente satisfattive delle esigenze istruttorie”. L’arch. Campailla ha infatti risposto che “il locale del ristorante self-service pizzeria è identico a quello di cui alla Dia del 2005 per la chiusura dei due pergolati previsti nella concessione edilizia del 2004 ed alcune modifiche interne e chiusura con struttura precaria per una superficie di circa 84,32 mq; dimensioni, ingombri e posizionamento della piscina e dell’anfiteatro rispecchiano esattamente quelli assentiti nel 2004; le opere nel progetto del 2018 sono per dimensioni, superfici, volumi e localizzazione, uguali a quelle assentite tra 2005 e 2005, ma insufficiente è stata per i giudici la risposta relativa alla “descrizione di quanto delle opere di cui ai titoli edilizi del 2004 e 2005 sia stato effettivamente realizzato e distrutto a seguito dell’incendio del 2011”.

Il contenzioso nasce a seguito del ricorso presentato dall’ing. Leo contro il Comune di Letojanni e la società “Al.Ma. Srl” di Catania, che ha progettato di ricostruire il lido dopo aver ricevuto in comodato quel che rimaneva delle strutture da Franco Bertolone (amministratore della Al.Ma) e Valeria Giaquinta, proprietari dell’area acquistata nel 2014 dai precedenti proprietari. Il titolare del “Paradise”, infatti, sostiene come la maggior parte degli interventi previsti ricada entro la fascia di rispetto di 150 metri dalla riva, pur non potendo alcuni di essi essere qualificati come manufatti finalizzati alla diretta fruizione del mare (il ristorante/self-service/pizzeria, la piscina, il solarium, l’anfiteatro da 180 posti), che la superficie del ristorante sia doppia rispetto a quella originariamente esistente e che la ricostruzione di edifici crollati o demoliti sia consentita a condizione che sia possibile accertarne la preesistente consistenza, mentre piscina, solarium e anfiteatro non erano mai stati realizzati. Il Tar gli ha dato ragione rilevando come “il nuovo titolo edilizio presentava differenze rilevanti con quanto in precedenza autorizzato, realizzato ed andato distrutto dall'incendio relativamente alle dimensioni del ristorante, l’anfiteatro e la piscina”, parlando di “sovradimensionamento delle strutture che non consentono di qualificare le opere come destinate alla diretta fruizione del mare”. Secondo la “Al.Ma” invece, con i permessi ottenuti nel 2018 si punta a ricostruire la struttura preesistente sui medesimi luoghi ed andata distrutta, le opere tutte sono finalizzate alla diretta fruizione del mare e non si tratterebbe, quindi, della realizzazione di nuove opere ma solamente della ricostruzione di opere già lecitamente realizzate. Tesi a cui ha aderito anche il Comune di Letojanni chiedendo la riforma della sentenza di primo grado. In giudizio l’ing. Pietro Leo è difeso dall’avv. Fabio Saitta, la “Al.Ma” dall’avv. Agatino Cariola e il Comune dall’avv. Salvatore Gentile.


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