Giovedì 09 Maggio 2024
Locali chiusi, una vera piazza mai nata e nessuna azione per risollevarne le sorti


L'agonia del centro di Santa Teresa di Riva, tra commercio in crisi e assenza di socialità

di Andrea Rifatto | 12/12/2022 | ATTUALITÀ

2003 Lettori unici

Strada semideserta e locali chiusi

Secondo la definizione classica è la parte di maggior vita di una città, in cui si concentrano uffici, attività commerciali e culturali. Ma a Santa Teresa di Riva, da almeno quindici anni, l’eccezione prevale sulla regola. Il centro cittadino è infatti in piena agonia ormai dalla crisi finanziaria mondiale del 2008, se non già da prima, e con il passare dei lustri sta perdendo la sua storica vocazione commerciale. Sono proprio quei 500 metri, tra via Della Pesca e via Del Gambero, con in mezzo la piazza del Municipio, a non brillare più come un tempo, quando ogni giorno centinaia di persone si riversavano sui corsi Regina Margherita e Francesco Crispi per effettuare acquisti nei negozi, sbrigare commissioni e trovare ciò che altrove era introvabile. I tempi in cui in poche centinaia di metri erano concentrati l’esattoria, l’ufficio postale, la Cassa di Risparmio, la “cassa mutua” per le prestazioni sanitarie, il municipio e i licei (entrambi ancora presenti), ma anche centri di cultura come la sala cinematografica, quando non esistevano locali sfitti e vetrine vuote e si faceva a gara per accaparrarsi il primo negozio disponibile dove aprire la propria attività, quando il sabato sera i marciapiedi pullulavano di persone uscite dai negozi e dagli esercizi pubblici. La chiusura o il trasferimento degli uffici pubblici, la concorrenza dei centri commerciali e la nascita del commercio online hanno contribuito a far sì che quel mondo dorato svanisse per sempre, complice anche l’assenza di interventi da parte della politica. Ma non solo. 

Pure la categoria dei commercianti non è mai riuscita a fare quadrato, visti i tentativi falliti di creare associazioni e i Centri commerciali naturali costituiti per tre volte non sono mai decollati, strumenti che dovevano servire a creare un circuito dello shopping cittadino, soprattutto in centro, e favorire gli acquisti locali con benefit per esercenti e cittadini. Invece si assiste ormai ad una vera e propria desertificazione: al centro di Santa Teresa sono 25 i locali chiusi, saracinesche che non si alzano da anni oppure riaperte per nuove attività durate un anno o poco più e poi nuovamente riabbassate, con la pandemia prima e il caro bollette dopo che stanno dando il colpo di grazia. La cura? Bisognava puntare sul rilancio della città, pensando non solo al turismo, cercando di far nascere un maggiore senso di appartenenza nelle gente, anche con modifiche al tessuto urbano, che proprio in centro non ha subito stravolgimenti negli ultimi trent’anni. Esperimenti di arredo urbano e pedonalizzazione, per dare un volto diverso al nucleo centrale della cittadina, non ne sono mai stati attuati e ancora oggi, anche se per un solo giorno l’anno durante le festività natalizie, ci sono esercenti che contestano l’isola pedonale ritenendola controproducente per lo shopping. Un centro, in realtà, come parte di maggior socialità della città, Santa Teresa non l’ha mai avuto, perchè la nuova piazza Municipio, costruita a fine ‘Anni 80, è divenuta solo un “viale” di collegamento tra il lungomare e la statale e non ha mai assunto il ruolo di “agorà”, la piazza principale per gli antichi greci, che aveva invece in precedenza e che costituiva il fulcro della socialità cittadina per tutte le generazioni, il punto di incontro e scambio che ha totalmente perso con la nuova conformazione. Un centro che quando si trasferiranno anche i licei rischia di morire.


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