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Sabato cerimonia a Mongiuffi per ricordare l’opera dei 300 giovani austriaci


I 100 anni della galleria di Postoleone: storie di prigionieri e amori

di Redazione | 27/07/2018 | ATTUALITÀ

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La galleria di Postoleone

Nella Valle del Ghiodaro alcuni racconti popolari narrano di un gruppo di 300 giovani soldati austriaci catturati a Piazza Almerina dal generale Giuseppe Ciancio durante la guerra del 1915 – 1918 e condotti in un campo di concentramento allestito a Letojanni sulla sponda del fiume Leto. Affidati dalle autorità Italiane alle disposizioni del prof. Francesco Durante, insigne luminare nel campo della medicina, fu dato loro l’incarico di scavare una galleria in località Postoleone, nella nuda pietra, per congiungere la strada da Letojanni con i borghi di Mongiuffi e Melia. Galleria che venne inaugurata il 28 luglio del 1919. Cento anni dopo quella storia verrà ricordata sabato 28 luglio nel corso della manifestazione “Postoleone, una galleria di prigionieri e misteri”, fortemente voluta da Giovanni Curcuruto, storico di Mongiuffi Melia, che ha proposto ai tre comuni di Letojanni, Gallodoro e Mongiuffi Melia di ricordare quell’evento, organizzato dalle tre municipalità in collaborazione con Archeoclub Area Jonica e Lions Club Letojanni-Valle d’Agrò. Alle ore 18 è prevista la scopertura della targa celebrativa dei tre comuni nella galleria di Postoleone, mentre alle 19, al Palazzo del Marchesato di Mongiuffi Melia, si terrà il convegno. Dopo i saluti istituzionali, introdurrà i lavori Filippo Brianni, presidente Archeoclub Area Jonica, seguito dalle relazioni di Ninuccia Foti, presidente dell’Osservatorio dei beni culturali dell’Unione dei Comuni delle Valli Joniche dei Peloritani su “La Prima Guerra mondiale con gli occhi del comprensorio”; Enzo Andò su “La lucida visione di Francesco Durante” e Giovanni Curcuruto su “Postoleone e i suoi misteri negli studi con Carmelo Smiroldo. Modera Ketty Tamà. Durante la manifestazione saranno ricordati sia Francesco Durante che Carmelo Smiroldo, scomparso nel 2015, con cui Curcuruto aveva condotto degli studi sulla galleria scoprendo diversi segreti che insieme a Smiroldo avevano deciso di svelare il 28 luglio in occasione del Centenario.

Ero bambino quando mio nonno mi raccontava di questi prigionieri austriaci che ogni mattina s’incamminavano lungo la strada mulattiera che da Letojanni portava a Postoleone per scavare la galleria con mezzi rudimentali e trasportare pietre sagomate che servivano per la costruzione dei muri di sostegno ancora ben visibili all’entrata della galleria – ricorda Giovanni Curcuruto. Da informazioni avute dagli anziani di Letojanni si pensa che alla fine della guerra tutti i 300 prigionieri tornarono nella loro patria sani e salvi. Nel 1995 ho avuto il piacere di ricevere al Comune di Mongiuffi Melia, quando ero assessore alla Cultura, un gruppo d’austriaci discendenti dei trecento prigionieri che avevano compiuto l’ardua impresa. Facendosi capire a fatica perché parlavano poco l’Italiano, mi hanno chiesto informazioni di un’iscrizione che si trovava all’ingresso della Galleria lato Letojanni su cui i loro antenati avevano inciso i loro nomi e il ringraziamento per gli abitanti della zona per il trattamento loro riservato. Uno di loro mi fece vedere una foto, purtroppo molto sbiadita, che immortalava i prigionieri davanti all’iscrizione. Negli anni passati ho cercato di avere notizie certe sui prigionieri, ma tutte informazioni ricevute erano discordanti. Un anziano della Valle mi raccontò la storia di una bellissima ragazza dai capelli lunghi e biondi di nome Assunta, che abitava a Gallodoro e che tutti i giorni di nascosto del padre scendeva dal Borgo con una cesta per portare ai prigionieri del campo dei viveri e del buon vino. La ragazza, col compiacimento delle guardie, si fermava spesso a parlare con un prigioniero molto bello di nome Hans a cui lanciava degli sguardi accattivanti, ricambiati dal bel soldatino. Non passò molto tempo che tra i due sbocciò l’amore e la sera complice la luna, la ragazza di nascosto dei genitori scese per i sentieri bui e pericolosi, per appartarsi col suo amato ricevendo in garanzia promesse di matrimonio. Alla fine della guerra quando i prigionieri stavano per tornare al loro Paese la ragazza in lacrime si precipitò alla stazione ferroviaria a salutare il suo Hans ricevendo la promessa che appena possibile sarebbe ritornato per portarsela con sé. Per diverso tempo la ragazza aspettò che il suo amato tornasse e nell’attesa, per rivivere i dolci momenti, da Gallodoro spesso si recava a Letojanni. Delle volte perfino si portava alla stazione ferroviaria nella speranza di vederlo scendere dal treno, ma tutto era illusione. Dal dolore si ammalò mentalmente e dopo breve tempo morì invocando il nome del suo amato. Ultimamente ho condotto delle ricerche tra le persone anziane di Gallodoro e di Letojanni, molti mi hanno confermato questa bella storia d’amore anche se con qualche variante nel finale”.


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