Mercoledì 24 Aprile 2024
La Commissione parlamentare d'inchiesta evidenzia l'inquinamento del territorio


Messina e provincia, tra discariche abusive, mancate bonifiche e criminalità

di Andrea Rifatto | 03/08/2016 | AMBIENTE

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Rifiuti sulla strade: la Sicilia vive perennemente in crisi

Presenza di numerose discariche abusive, mancata bonifica dei siti contaminati, frequente combinazione tra i reati ambientali e gli illeciti edilizi e infiltrazioni della criminalità organizzata. Sono gli esiti relativi alla provincia di Messina contenuti nella relazione sulla regione Sicilia stilata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali, presieduta dal deputato Alessandro Bratti e composta dalle colleghe Stella Bianchi e Renata Polverini. Il lavoro di indagine è stato svolto durante una missione a Messina dal 13 al 16 aprile dello scorso anno, grazie all’acquisizione di documenti e alle audizioni con il prefetto Stefano Trotta,  il questore Giuseppe Cucchiara, il procuratore della Repubblica Guido Lo Forte e i sostituti Vincenzo Barbaro e Fabrizio Monaco. Negli ultimi cinque anni è stata rilevata una sostanziale stabilità sia nella produzione di rifiuti, che registrano una limitata riduzione, sia nei valori di raccolta differenziata, che passano dal 7,54% nel 2010 all’8,36% nel 2014. Una situazione molto eterogenea con alcuni comuni che hanno raggiunto valori compresi tra il 20% e 30%, mentre la maggior parte ha valori inferiori al 10%. Nei centri più piccoli, a parte rare eccezioni, la differenziata è praticamente inesistente. La commissione ha rilevato come nonostante la costituzione degli Aro (Ambiti di raccolta comunale) rimangano situazioni debitorie degli Ato (Ambiti territoriali ottimali) nei confronti del personale e degli erogatori dei servizi.

Il prefetto di Messina ha segnalato alla Commissione diversi illeciti ricorrenti in materia ambientale. In particolare l’inquinamento del suolo, del sottosuolo e del corpo idrico, a causa dello sversamento del percolato prodotto dai rifiuti stoccati nei siti destinati a discarica; l’inquinamento prodotto dai rifiuti speciali, pericolosi e non, abbandonati in modo incontrollato in discariche non autorizzate, dove il rischio maggiore è riconducibile alle fibre di amianto contenute nei manufatti e l’inquinamento del suolo, del sottosuolo e del corpo idrico, a causa dello sversamento di liquami da scarichi non autorizzati. La provincia di Messina vanta infatti un triste primato: sono pochi i comuni con impianti di depurazione funzionanti e realizzati a norma di legge e molto spesso gli scarichi fognari sversano i liquami senza alcuna depurazione nei vari corsi d'acqua. Elementi che confermano la presenza di un sistema di illegalità diffuso e radicato che costituisce uno dei veri ostacoli ad un’autentica risoluzione delle problematiche esistenti ormai da decenni.

Gli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti e le infiltrazioni della criminalità organizzata. Il procuratore della Repubblica di Messina, Guido Lo Forte, ha evidenziato una serie di vicende che sono emerse nel corso delle attività investigative, relative alla raccolta e smaltimento non autorizzato di rifiuti (si tratta essenzialmente di attività criminose compiute, in forma non organizzata, da singoli, finalizzate al recupero di materiale ferroso e del rame attraverso la combustione dei cavi); vicende relative allo smaltimento illecito di rifiuti derivanti da attività industriale, cattiva gestione di discariche comunali e conseguenti responsabilità in capo a funzionari pubblici; fenomeni relativi alla mancata raccolta ed abbandono incontrollato dei rifiuti; traffico illecito di rifiuti e contiguità con la criminalità organizzata mafiosa operante nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto. Di sicuro rilievo sono poi le indagini relative alla discarica gestita dalla società Tirrenoambiente. Anche sulle questioni inerenti la gestione di tale discarica la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti si era espressa nella relazione territoriale sulla Sicilia approvata nella scorsa legislatura. Va evidenziato come, sul punto, si sia espresso anche il prefetto di Messina, che ha evidenziato nel corso dell'audizione e nei documenti prodotti come una delle problematiche più rilevanti riguardi proprio la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, oggetto di diversi procedimenti giudiziari sia da parte della procura ordinaria sia da parte della Procura antimafia, gestita dalla società Tirrenoambiente SpA e rimasta attiva fino al 3 novembre 2014, ricevendo i rifiuti di 72 comuni della provincia, tra cui il comune capoluogo.

Le infiltrazioni di stampo mafioso nel settore dei rifiuti. Il procuratore Lo Forte ha evidenziato come le caratteristiche generali del fenomeno non sono cambiate. Esso si presta a diversi punti di vista e a diverse letture. Innanzitutto, dati la storia e il radicamento di determinate organizzazioni criminali di tipo mafioso in provincia di Messina, in particolare nella zona tirrenica, più o meno da Villafranca fino ai confini della provincia di Palermo, in cui è ubicata Barcellona Pozzo di Gotto, l’affare delle discariche dello smaltimento dei rifiuti ha registrato un notevole, continuo e permanente inserimento della criminalità organizzata di tipo mafioso. Anche nell’evoluzione di questo fenomeno si è passati da un’antica fase primaria di sfruttamento parassitario, caratterizzato dall’imposizione di tangenti, il cosiddetto pizzo, non soltanto alle imprese in generale ma naturalmente anche a tutte le imprese private, pubbliche o miste che esercitano un’attività economicamente produttiva, da molti anni a una forma più evoluta di partecipazione, soprattutto in forma di subappalti, alle attività d’impresa.


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